dazi

La delegazione Usa in trasferta in Cina ha chiesto a Pechino di tagliare di 200 miliardi di dollari il deficit commerciale bilaterale che caratterizza gli scambi tra i due Paesi, di ridurre le tariffe e gli aiuti alle industrie nei settori avanzati. E’ quanto si legge in un documento, rivelato dal Financial Times, che la delegazione Usa ha fatto pervenire alle autorita’ di Pechino in vista del negoziato sul commercio. Sulle tariffe la richiesta e’ che la Cina imponga dazi non maggiori di quelli stabiliti dagli Usa sulle stesse merci. Il documento invita inoltre la Cina a tagliare le sovvenzioni legate al piano di politica industriale “Made in 2025” destinato a promuovere lo sviluppo di industrie avanzate, compresi i veicoli elettrici e l’intelligenza artificiale. Il documento, fatto pervenire alle autorita’ cinesi prima dell’avvio dei negoziati, richiede anche la rimozione delle restrizioni agli investimenti che interessano le societa’ statunitensi operanti in Cina, inclusi i tetti alle quote azionarie. I 200 miliardi di dollari di riduzione del deficit commerciale degli Usa con la Cina vanno comparati con un deficit complessivo che l’anno scorso e’ stato di 337 miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti esenteranno per il momento una serie di alleati tra cui Europa, Australia, Corea del Sud, Argentina e Brasile dai dazi su acciaio e alluminio che entreranno in vigore stanotte. Lo ha detto il rappresentante al commercio Usa Robert Lighthizer: “Il presidente Donald Trump ha deciso di sospendere l’imposizione dei dazi rispetto a questi paesi”, ha detto oggi Lighthizer alla commissione Finanze del Senato, secondo quanto riporta Bloomberg. “Noi abbiamo i due Paesi del Nafta e sappiamo quali sono (Canada e Messico, ndr). Abbiamo l’Europa, l’Australia, l’Argentina, il Brasile e la Corea del sud con cui stiamo negoziando”, ha detto rispondendo in un’audizione al Congresso ad una domanda sui Paesi che verranno esentati dai dazi. Schiaffo Trump alla Cina, tariffe e sanzioni per 60 mld – Donald Trump ha firmato alla Casa Bianca il Section 301 action’, un memorandum che ha come obiettivo tariffe ed altre sanzioni per un valore annuo di almeno 60 miliardi di dollari contro la Cina, accusata di rubare agli Usa segreti tecnologici e commerciali, privando le società americane di ricavi per miliardi di dollari e cancellando migliaia di posti di lavoro. Le misure colpiranno l’import cinese in circa cento categorie commerciali e imporranno restrizioni agli investimenti cinesi negli Usa. Trump ha detto di aver un “rispetto enorme” per il presidente cinese Xi e che vede Pechino come “un amico” ma che il deficit commerciale americano con la Cina è “troppo alto”, giustificando così le contromisure commerciali che si sta apprestando a firmare, dopo aver chiesto alla Cina di ridurre immediatamente il surplus di 100 miliardi di dollari.

Peter Navarro, uno dei consiglieri falchi di Donald Trump alla Casa Bianca, per girare un documentario sui pericoli per gli Stati Uniti della politica commerciale cinese, si e’ rivolto alla Nucor Corp, una societa’ siderurgica Usa. Lo rivela il Wall Street Journal, secondo il quale Nucor ha effettuato pagamenti per finanziare il film attraverso un’organizzazione no-profit di San Diego, guidata da un amico dello stesso Navarro. L’accordo, secondo quanto rivelano 3 ex dipendenti del no-profit, e’ stato esaminato come parte di una piu’ ampia indagine Fbi del 2012 sulle finanze del settore no-profit. Il WSJ precisa che non sono state presentate accuse. Navarro e’ ora un consulente commerciale di spicco della Casa Bianca e ha un ruolo decisivo nel portare avanti le proposte protezionistiche di Trump sul commercio. La sua connessione con Nucor, evidenzia il WSJ, sottolinea gli ampi legami storici tra i migliori consulenti commerciali di Mr. Trump e l’industria siderurgica statunitense, che beneficera’ delle tariffe imposte recentemente dall’amministrazione Trump. Anche il ministro del commercio Wilbur Ross, riferisce il WSJ,un veterano di Wall Street, ha speso oltre 1 miliardo di dollari per acquistare acciaierie in difficolta’ e le ha assemblate in una nuova societa’, la International Steel Group, che ha venduto per 4,5 miliardi di dollari alla famiglia Mittal nel 2004, Ross ha fatto parte del consiglio di amministrazione di ArcelorMittal fino a diventare segretario commerciale lo scorso anno.

i dazi non sono la strada giusta nelle politiche commerciali. E’ quanto ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ieri pomeriggio duraten una conversazione telefonica con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Al centro del colloquio le politiche commerciali. “I dazi non sono la via da seguire” ha detto il premier, aggiungendo quanto sia “importante proseguire nel dialogo con gli Stati Uniti”. Gentiloni ha continuato: “Nel prossimo Consiglio europeo valuteremo una posizione da assumere in comune”.

Il Fondo monetario internazionale interviene in merito alle tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio, rispettivamente del 25% e del 10%, che dovrebbero essere attivate la prossima settimana, come annunciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il portavoce dell’istituto di Washington, Gerry Rice, ha dichiarato in una nota che “le restrizioni alle importazioni annunciate dal presidente americano probabilmente provocheranno danni non solo al di fuori degli Stati Uniti ma anche all’economia americana, inclusi i suoi settori manifatturiero e delle costruzioni che sono i principali consumatori di alluminio e acciaio”. Rice ha detto: “Incoraggiamo gli Usa e i suoi partner commerciali a lavorare insieme in modo costruttivo per ridurre le barriere commerciali e per risolvere i disaccordi commerciali senza ricorrere a tali misure d’emergenza”.

“L’Europa non e’ particolarmente spaventata” rispetto alla politica di protezionismo annunciato da Trump per alcune produzione europee, “anzi credo che questo vada vista come una opportunita’. Se negli Stati Uniti il presidente Trump decide di scegliere la strada del protezionismo questo non fermera’ certo tutta la produzione agroalimentare che e’ molto richiesta nel mondo”. Lo ha detto il commissario europeo all’agricoltura Philip Hogan, parlando con i giornalisti, oggi a margine di un incontro con il governatore della Toscana Enrico Rossi. “Gli Stati Uniti faranno quello che vogliono e quello che credono – ha aggiunto -, cio’ non toglie che in giro per il mondo ci sono moltissimi mercati, specialmente quello del Medio Oriente, dove c’e’ un ceto medio con buona disponibilita’ finanziaria, in costante aumento che ovviamente sara’ piu’ disponibile ad acquistare i prodotti di alta gamma, proveniente dall’Europa”. Quindi, ha concluso il commissario europeo, “io vedo un’opportunita’ per l’Europa sia in termini di vendite, di esportazioni del settore”.

Donald Trump ha firmato due ordini esecutivi che aprono ai dazi commerciali e favoriscono il made in Usa. Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto al segretario del commercio un rapporto sulle pratiche commerciali dei partner, paese per paese e prodotto per prodotto, all’origine del deficit della bilancia americana pari a 500 miliardi di dollari. Il documento costituirà la base delle azioni presidenziali per cancellare il deficit.

“I dazi sono stati una decisione di Obama. Decisione conseguente a un giudizio del Wto, l’organismo globale che presiede al commercio internazionale, e derivante da un’inadempienza dell’Unione europea. Dopo il lodo che fu fatto nel 2009 l’Unione europea doveva riequilibrare il commercio, soprattutto sulle carni bovine, non lo ha fatto, e l’1amministrazione Obama predispose la reazione degli Usa, individuando una serie di prodotti ad alta immagine. Molto probabilmente lo fece come deterrente, per dire ‘riparliamone’, perché non è bene iniziare una guerra commerciale sul formaggio o sulle acque minerali”. Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a ‘Radio Anch’io’, su Radio Uno. “Trump, evidentemente per corroborare la sua linea politica, ha riesumato questa decisione dell’amministrazione Obama, e forse la metterà sul tavolo per iniziare una trattativa. Questo è il fatto specifico, tutto sommato poco rilevante, e con responsabilità dell’Unione europea”, è il ragionamento del parlamentare azzurro. “Cosa diversa invece è il protezionismo. Il protezionismo fa male a chi lo fa e a chi lo subisce. E’ un gioco a somma negativa. Quindi – ha concluso Brunetta – speriamo che Trump dopo aver fatto alcuni assaggi di protezionismo faccia marcia indietro, perché con il protezionismo diventiamo tutti più poveri”.