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Giusy La Piana racconta nel suo libro come sopravvivere nella giungla della comunicazione
intervista di Alfonso Lo Sardo

‘Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe’. Questo il pensiero di Mark Twain, quasi a voler confermare che la guerra che ogni giorno la verità combatte contro la menzogna non solo non conosce un termine ma che i mezzi, le risorse di cui può disporre l’una contro l’altra non sono uguali. A questo bisogna aggiungere anche che, molto spesso, la menzogna risulta essere più conveniente, più pratica, più rapida, meno noiosa e che ci toglie da imbarazzi e difficoltà inimmaginabili. E’ per tutti questi motivi che vi consiglio la lettura dell’ultimo libro di Giusy La Piana dal titolo Se menti ti scopro! (edizione Ultra) un vademecum illuminato sul mondo della bugia, sui bugiardi, sulle tecniche utili per smascherarli, ma non solo: il testo ci fornisce, con un linguaggio veloce e puntuale, informazioni utilissime sulla comunicazione non verbale, sulla capacità di comunicare in modo credibile ed efficace. Ad ogni modo, abbiamo intervistato l’autrice……

Giusy La Piana

Innanzitutto grazie Giusy per questa intervista. Sai bene che l’argomento è tra quelli che mi appassionano. 
Ti chiedo subito, così, a freddo, e mi raccomando, non mentire: ma il tuo saggio non pensi che, oltre a rappresentare una difesa per le vittime dei bugiardi, possa essere un manuale di perfezionamento proprio a vantaggio dei più incalliti e inguaribili mentitori? Hai pensato che i bugiardi potessero trarre profitto dai tuoi suggerimenti e diventare più bravi?
<<La cattiva notizia è che i bugiardi non ne hanno alcun bisogno poiché saper mentire bene è un talento di non semplice acquisizione. La buona notizia però è che molti bugiardi compiono degli errori, lasciano degli indizi comportamentali, che potrebbero rivelare incongruenze e che è possibile imparare a leggere>>.

Fai riferimento ad una ‘giungla quotidiana della comunicazione’. Siamo in effetti sommersi da informazioni più o meno veritiere da cui difenderci. Il tuo libro si propone di abituare la nostra mente a fiutare la menzogna, ma qual è, dal tuo osservatorio lo stato dell’arte? C’è davvero una guerra che qualcuno ha dichiarato alla nostra ingenuità? E possiamo acquisire una sensibilità critica nei confronti di ciò che percepiamo non essere vero?
<<L’idea che sta alla base di Se menti di scopro! è quella di fornire al lettore gli strumenti per una buona comunicazione interpersonale, per potenziare la capacità di farsi comprendere nella giusta maniera, per migliorare la qualità delle relazioni e per disinnescare le bombe della manipolazione e del fraintendimento comunicativo. Viviamo in un contesto che è terreno fertile per nascondere l’evidenza e che sempre più alimenta e si alimenta di menzogne. Di conseguenza, la necessità di sapersi tutelare e difendere è molto alta>>.

Un paragrafo del tuo libro porta questo titolo ‘Le donne mentono più e meglio degli uomini’. Tu sostieni che ‘per secoli le donne hanno dovuto raschiare sprazzi di segreta libertà dall’opprimente sistema di regole….’. Praticamente la donna ha fatto di necessità virtù? E ancora: esiste un modo di mentire proprio della donna rispetto a quello maschile?
<<Poveri uomini. Hanno la nomea di essere più bugiardi delle donne ma è solo perché vengono smascherati più facilmente. Le donne rispetto agli uomini hanno maggiore propensione quando si tratta di smascherare le bugie, notare dettagli e registrare incongruenze fra ciò che ascoltano e quel che si mostra al loro sguardo. Quattro donne su cinque ammettono di dire almeno una bugia al giorno. Il campionario di bugie va da questioni economiche al proprio peso passando per un finto interesse, nei confronti di determinate materie, con l’intento di fare colpo su qualcuno o di accreditarsi in una determinata cerchia>>.

Una parte rilevante del tuo libro riguarda l’importanza della comunicazione non verbale, la cosiddetta Cnv, che studi da anni. E’ il cosiddetto linguaggio del corpo che mentirebbe meglio e prima della parola. Quale livello di attendibilità hanno i movimenti del corpo, delle mani, del viso nell’anticipare una menzogna? E’ davvero così forte la tendenza, più o meno generale, a segnalare con il corpo la menzogna che stiamo per costruire?
<<Il linguaggio spontaneo del corpo è una sorta di cartina tornasole dei nostri sentimenti. Un approfondito studio della comunicazione non verbale ci consente di contestualizzare e decifrare determinati gesti e reazioni che sono spie delle sensazioni provate dall’interlocutore. Un occhio allenato, e che sa cosa cercare, riesce a notare la discordanza fra segnali non verbali manipolati e istintivi. Ciò può costituire un valido aiuto per difendersi dai menzogneri ma anche per cogliere segnali di rabbia, irritazione, insofferenza, disgusto, ansia, disaccordo, paura, voglia di andarsene o chiusura>>.

Il sorriso e le sue infinite maschere. Tu sostieni che un sorriso può nascondere un mondo di sensazioni e di significati non necessariamente assimilabili alla felicità e a situazioni positive. Ma dobbiamo proprio stare sempre all’erta e diffidare di ogni atteggiamento? Il nemico, ossia nel nostro caso il bugiardo, le usa proprio tutte?
<<Il bugiardo veramente motivato può arrivare a livelli di inventiva impensabili persino per il più abile degli sceneggiatori. I motivi per mentire superano di gran lunga, in termini quantitativi, i motivi per non farlo. Vivere con l’ansia del sospetto, però, sarebbe un inferno. Non possiamo di certo permetterci di non credere a nostra madre, a un coniuge o a un amico. La fiducia sta alla base di ogni relazione, persino di quella con se stessi. Quanti danni combina chi non ha fiducia nelle proprie capacità! Abbiamo sempre una scelta: possiamo decidere di mentire o di essere sinceri, di smascherare l’inganno o di sorvolare. È nelle scelte che facciamo che si riscontra la nostra vera natura>>.

Ho trovato particolarmente interessante il riferimento che fai alla credibilità e alla coerenza di una persona quale parametro per verificare l’attendibilità di una persona e delle sue affermazioni. Puoi approfondire questo aspetto? Mi sembra dirimente rispetto allo smascheramento di una eventuale menzogna….
<<Coltivare una giusta immagine di sé significa anche fare in modo che messaggio verbale e non verbale siano in accordo e sincronia. Puoi essere artefice di azioni prodigiose ma se non trovi il modo adeguato di comunicarle sarà quasi come non aver fatto nulla>>.

Si mente più con le parole, con i silenzi o con i gesti?
<<Il cacciatore di bugie sa che spesso le cose veramente rilevanti da cogliere sono espresse con il non verbale, attraverso cose come la mimica facciale, la postura o il suono della voce. Si può mentire anche senza parlare. Ad esempio, chi omette spesso raggiunge lo stesso obiettivo di chi racconta una frottola>>.

Uno dei più grandi studiosi di comunicazione, Paul Watzlawick, sostiene che ‘comunque ci si sforzi, non si può non comunicare’ e che ogni nostra attività o inattività ha valore di messaggio. Ebbene, pensi che questa consapevolezza possa essere un peso, una costrizione o implichi, invece, una straordinaria opportunità?
<<Se solo fossimo realmente e pienamente consapevoli di ciò, considereremmo la buona comunicazione non come una opzione attuata da pochi ma come una esigenza che riguarda tutti, nessuno escluso, e ogni ambito>>.

Esiste o meno un ambito della nostra vita in cui si registra una maggiore percentuale di menzogne? Si mente di più in amore, al lavoro, in famiglia, tra amici….
<<Secondo recenti ricerche si mente con più frequenza in ambito domestico, al secondo posto c’è l’ambiente di lavoro e al terzo le conversazioni in chat. Mentiamo per tanti motivi: per sottrarci a una punizione, per accaparrarci qualche vantaggio, per suscitare ammirazione, per proteggere qualcuno da un forte dispiacere o noi stessi da un senso di colpa>>.

E’ possibile che una persona ci risulti autentica e vera nonostante qualche sua bugia e che un’altra che riteniamo ci dica tutta la verità, ci appaia falsa e incongrua?
<<Sì. Un errore piuttosto comune è quello di confondere le reazioni fisiologiche ed emotive legate allo stress con quelle determinate dalla messa in scena di una bugia. Ecco perché imparare a leggere i segnali di disagio ci consente di scovare emozioni che, a prima vista, sono nascoste e ci evita anche di prendere qualche cantonata>>.

Chiudiamo questa piacevole conversazione in modo leggero. Esiste una quota fisiologica e giornaliera di bugie a cui non possiamo e dobbiamo rinunciare? E ancora, tu da esperta della materia, quante ne racconti?
<<In alcune circostanze provare a non lasciare trasparire i sentimenti personali è una esigenza. Quando la verità nuda e cruda potrebbe ferire gli altri o fare a pugni con la nostra autostima, risultare eccessivamente scortese o addirittura offensiva tanto da intaccare i rapporti, allora forse è bene ricorrere a qualche piccola bugia ritenuta socialmente accettabile. Lo chiamano quieto vivere ma potremmo anche definirla sopravvivenza>>.

Biografia: Scrittrice, giornalista e criminologa, Giusy La Piana é autrice di saggi, testi teatrali, televisivi e musicali. E’ specializzata in Scienze delle comunicazioni, Scienze Criminologiche-forensi, Psicologia investigativa, giudiziaria e penitenziaria e tiene corsi e seminari sulla comunicazione interpersonale. Ha condotto ricerche in pragamatica della comunicazione e su cultura, scrittura e strategie di comunicazione delle organizzazioni criminali. Per Castelvecchi nel 2016 ha pubblicato ‘Fare del male non mi piace. La carriera criminale di Bernardo Provenzano’

“Il Salone di Torino e’ il Salone nazionale dell’editoria italiana”. Lo ha detto Massimo Bray, presidente della cabina di regia del Salone di Torino, presentando l’edizione 2018 in programma dal 10 al 14 maggio. “La spaccatura che si e’ creata lo scorso anno non ha fatto bene al libro e all’editoria – ha continutao Bray – Avere gli editori indipendenti e il ritorno dei grandi editori sara’ il primo successo della nuova edizione”. “Questo Salone e’ e continuera’ a essere il Salone degli editori e dei cittadini. Ha sempre difeso e difendera’ il valore della cultura in un mondo in cui stanno aumentando le diseguaglianze, ha aggiunto Bray.

La Ses – Societa’ Editrice Sud Spa, proprietaria del quotidiano Gazzetta del Sud (diffuso in Sicilia Orientale e in Calabria), della RTP – Radio Televisione Peloritana, di Antenna dello Stretto e di due centri stampa a Messina e Rende, e l’editore Antonio Ardizzone, azionista di controllo della Giornale di Sicilia Ed. Pol. Spa e di TGS Telegiornale di Sicilia S.p.A., hanno siglato un accordo finalizzato all’ulteriore sviluppo dei due gruppi editoriali. Lo riportano i due quotidiani siciliani. Con tale obiettivo la Ses acquisira’ dall’editore Antonio Ardizzone la quota di controllo del gruppo a cui fanno capo il Giornale di Sicilia, la televisione regionale TGS e la radio RGS. La Ses Spa coprira’ cosi’ due intere regioni, Sicilia e Calabria, con una informazione completa e multimediale: due testate storiche quali Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia, i rispettivi siti web, televisioni e radio. Il 51% della Ses Spa fara’ sempre capo alla Fondazione Bonino Pulejo di Messina, che svolge le sue attivita’ non profit in Sicilia e Calabria. L’editore Ardizzone entrera’ nella compagine azionaria e sara’ cooptato nel Consiglio di Amministrazione della Ses Spa e manterra’ la carica di Presidente e il ruolo di Direttore del Giornale di Sicilia. Soddisfazione, dopo la firma del preliminare, e’ stata espressa dal direttore editoriale e amministratore delegato di Ses – Gazzetta del Sud, Lino Morgante, dal presidente Giovanni Morgante e dall’editore direttore del Giornale di Sicilia, Antonio Ardizzone: “Si puntera’ all’ulteriore sviluppo di due testate storiche, implementando una proficua collaborazione avviata tre anni fa con la gestione della pubblicita’ locale attraverso la Gds Media & Communication”. Pieno sostegno all’operazione editoriale e industriale e’ stata espressa da Italmobiliare S.p.A., socio storico di Ses col 30%.

Domani alle 18, presso la Sede Centrale della Societa’ Dante Alighieri (Roma) sara’ presentato il nuovo numero di ‘Limes’ (4/2017), dedicato al ruolo del nostro Paese nel nuovo quadro europeo, a partire dalla domanda “A chi serve l’Italia?”. Con il direttore di Limes Lucio Caracciolo ne parleranno Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Andrea Riccardi presidente della Societa’ Dante Alighieri, Alessandro Masi, segretario generale. La discussione partira’ dai tre temi-chiave nei quali si articola la pubblicazione: Italia/Italie, A chi serviamo, La destrutturazione dell’estero vicino, che offrono punti di vista storici, culturali e demografici, considerando i fattori determinanti nell’impasse attuale, e proponendo prospettive sulla contendibilita’ della nostra economia e “l’incertezza che domina il nostro intorno geografico”, pesando sulle prospettive di rilancio. Alla domanda-titolo dell’incontro si aggiungera’ una questione fondamentale, quella sul ruolo dell’Italia nel Vecchio Continente. Per l’Europa si apre infatti uno scenario che, citando lo stesso Caracciolo: “…o rischia di disintegrarsi dopo la Brexit, oppure si concentrera’ su Francia e Germania”. Quale sara’ il ruolo italiano in questo quadro cosi’ dinamico? Andrea Riccardi, contributore nel numero, dedica il suo intervento alla necessita’ di creare un “Commonwealth italiano” che possa sviluppare le potenzialita’ del nostro Paese nelle diverse aree del mondo: “Esiste un’Italia fuori dall’Italia, non solo spontanea o causale, ma realta’ significativa con cui promuovere e rinsaldare i legami. Prima di tutto va realizzata una politica linguistica. E poi va messo in opera un circuito italiano al di la’ dei confini nazionali”. Considerato che “esiste una patria piu’ grande, un’Italia fatta di tanti pezzi di Italia sparsi nel mondo da mettere in rete”, affinche’ l’Italia possa aspirare a costruire una comunita’ sulla lingua e cultura italiana deve credere nelle reti che ha, e la prima e’ la Dante Alighieri, che sin dalla sua fondazione e’ nata per riunificare pezzi di italianita’.

Chiude con 60.796 presenze in Fiera, cui se ne aggiungono 12.133 nelle 100 sedi del Fuori Fiera, la prima edizione di Tempo di Libri, Fiera dell’Editoria Italiana organizzata da La Fabbrica del Libro nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 23 aprile. Diversi appuntamenti della Fiera sono stati seguiti con oltre un milione di visualizzazioni in streaming fra Tempo di Libri, Corriere.it e Repubblica.it.
L’edizione si è contraddistinta per i suoi spazi innovativi e l’efficienza organizzativa. L’evento ha visto la partecipazione di 552 editori, l’organizzazione di 720 eventi con 2.000 ospiti in Fiera e oltre 100 appuntamenti Fuori Tempo di Libri, tra Milano, Rho, Sesto San Giovanni e Monza. La seconda edizioen dovrebbe svolgersi nella primavera 2018, sempre nei padiglioni di Fiera Milano Rho.

Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni e del ministro per lo sport con delega all’editoria Luca Lotti, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo che, in attuazione della legge 26 ottobre 2016, n. 198, prevede disposizioni per la ridefinizione della disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici. Il decreto, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, “al fine di garantire coerenza, trasparenza ed efficacia al sostegno pubblico all’editoria, prevede la ridefinizione della disciplina dei contributi a quotidiani e periodici, misure per gli investimenti delle imprese editrici, l’innovazione del sistema distributivo e il finanziamento di progetti innovativi, di processi di ristrutturazione e di riorganizzazione”. L’obiettivo è quello di “assicurare il sostegno pubblico necessario alle voci informative autonome e indipendenti, in particolare a quelle più piccole e legate alle comunità locali, che rischiano di risentire maggiormente dell’attuale situazione di crisi del mercato editoriale”. Le risorse sono reperite nell’ambito di quelle assegnate alla Presidenza del Consiglio a valere sul Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, costituito con la legge di stabilità 2016. Il provvedimento stabilisce le categorie delle imprese legittimate a chiedere il sostegno pubblico, i requisiti di accesso al contributo e i criteri che presiedono alla sua determinazione quantitativa, oltre al procedimento di liquidazione dei contributi. Sono escluse dal sostegno pubblico “le imprese editoriali quotate in Borsa, le imprese editrici di organi d’informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, nonché le pubblicazioni specialistiche”. Per alcune tipologie di imprese editrici si riduce inoltre il limite dei cinque anni di costituzione dell’impresa e di pubblicazione della testata, portandolo a due, e si consente perciò l’accesso ai contributi a nuove iniziative editoriali. Per altri versi, i requisiti di accesso sono resi più rigorosi, richiedendo fra l’altro che l’edizione cartacea sia necessariamente affiancata da quella digitale, e prevedendo obblighi, in capo ai richiedenti, quanto all’applicazione dei contratti di lavoro”. Lo schema di decreto sarà trasmesso alle Camere per l’acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti.

In Italia cresce il mercato del libro nel 2016. Tra libri di carta, e-book e audiolibri, si registra complessivamente un +2,3% che fanno  raggiungere la cifra di 1.283 milioni di euro per il settore. Cala però il numero dei lettori (-3,1% rispetto al 2015, da 24,051 milioni i lettori scendono a 23,300 milioni nel 2016). La libreria si conferma il luogo prescelto dagli italiani registrando quasi tre quarti degli acquisti (72,8%). In calo la Gdo che si riduce al 10,7%. Sono questi i dati principali dell’analisi dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (Aie) sul mercato del libro 2016. Lo studio sarà presentato il 27 gennaio a Venezia, al termine del seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai.

Elena Ferrante è protagonista ancora oggi sul caso della vera identità che ha sconvolto il mondo letterario, i lettori conquistati in tutto il mondo e i social. Su Twitter, un account a nome di Anita Raja ammettere che Elena Ferrante e la Raja sono le stesse persone. Confermando quindi l’inchiesta condotta dal Sole 24 Ore in cui domenica scorsa il giornalista Claudio Gatti ha rivelato l’identità della Ferrante in un articolo comparso in più lingue sul quotidiano economico, negli Usa sulla New York Review of Books, sulla Frankfurter Allgemeine tedesca e su Mediapost francese. “Apro questo profilo e presto lo chiuderò”, riporta oggi il Corriere della Sera. “Sarò qui solo per il tempo necessario a spiegare”. E il messaggio: “Lo confermo. Sono Elena Ferrante. Ma questo ritengo non cambi nulla nel rapporto dei lettori con i libri della Ferrante. Non parlerò mai di Elena Ferrante, né risponderò a suo nome, né dirò nulla riguardo ai suoi libri. Vi ringrazio. Vorrei solo chiedere, ora che la curiosità che durava da anni è stata esaudita, di lasciarmi vivere (e scrivere) in pace”. L’account, non ufficiale, è stato aperto nella notte, ma la casa editrice e/o fa sapere che “abbiamo ottime ragioni per dire che è un fake”, ovvero un falso. Intanto il “cinguettio” compare su tante altre testate nazionali e sta già facendo il giro del mondo.