Germania

La nuova edizione della grande coalizione tedesca, guidata dalla cristiano democratica Angela Merkel (Cdu), e’ una realta’. I leader parlamentari dell’Unione di centrodestra e della Spd hanno firmato lunedi’ a Berlino un contratto relativo al futuro programma governativo. Il cancelliere Merkel si candidera’ mercoledi’ per la rielezione nel Bundestag, dopodiche’ si svolgera’ il giuramento del nuovo governo federale. Alla firma del contratto hanno partecipato, oltre al cancelliere, il presidente della Spd, il socialdemocratico Olaf Scholz, e il leader della Csu, il cristiano sociale Horst Seehofer. Per i gruppi erano presenti il presidente dell’Spd Andrea Nahles, Volker Kauder (Cdu) e per la Csu Alexander Dobrindt. I segretari generali Annegret Kramp-Karrenbauer (Cdu), Lars Klingbeil (Spd) e Andreas Scheuer (Csu). L’accordo di coalizione fara’ fronte alle sfide attualmente affrontate dal paese, suggerira’ soluzioni e portera’ “miglioramenti molto concreti” per la popolazione, ha dichiarato Merkel alla cerimonia della firma. “C’e’ molto lavoro da fare, lavoro duro”, ha poi sottolineato la politica tedesca. “Si tratta di un accordo di coalizione per le persone”, ha dichiarato il segretario della Csu. La grande coalizione deve sostenere la coesione sociale, ha dichiarato il presidente della Spd Scholz. Fra i vari impegni contenuti nell’accordo e’ prevista la sicurezza del posto di lavoro al fine di raggiungere l’obiettivo della piena occupazione entro il 2025. Lo sgravio fiscale previsto dalla riduzione della sovrattassa di solidarieta’ andrebbe a beneficio del 90 per cento dei contribuenti. Quella siglata ieri e’ la terza coalizione di governo tedesca che si basa su un’alleanza tra Cdu, Csu e Spd.

“Non mi aspettavo questo risultato. Penso pero’ che la cancelliera Merkel e’ confrontata con una sfida che e’ molto europea e non leggo in queste elezioni un rischio di passi indietro per l’Europa”. Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a margine del G7 Industria, commentando il risultato delle elezioni politiche in Germania. Riguardo al futuro dell’Unione europea, “penso che ci sia da parte della cancelliera Merkel il desiderio, la necessita’ di lasciare una legacy forte sull’Europa, che ha avuto grandi scossoni prima con la crisi dei debiti sovrani e poi con la crisi migratoria e che quindi ha la necessita’ di ricostruirsi e penso che questa sia la sua sfida di leadership politica”. Detto questo, tuttavia, ha continuato il ministro “poi e’ chiaro che questo risultato ha anche elementi che destano preoccupazione ma credo che alla fine la volonta’ e la comprensione della necessita’ di far ripartire il processo europeo ci sia e dia largamente diffuso tra i leader europei, in primo luogo in Germania”. Alla luce della stagione elettorale che si sta per aprire anche in Italia, a chi gli chiedeva se possa esserci il rischio di un risultato analogo a quello tedesco, con una avanzata della destra, Calenda ha replicato: “Non lo so. Ogni Paese e’ fatto a modo suo, ogni Paese ha le sue componenti populiste di colori differenti”.

La Germania e l’Egitto hanno firmato un accordo per bloccare il flusso di migranti. L’intesa e’ stata raggiunta ieri durante un incontro tra il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, e l’omologo tedesco Sigmer Gabriel. Lo ha riferito il portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel, Steffen Seibert, parlando di un accordo che “contrastera’ l’immigrazione illegale e il traffico di esseri umani”. In conferenza stampa Seibert ha dichiarato che in base all’intesa: “Ci sono una serie di misure per il sostegno politico ed economico per raggiungere un miglior clima e migliori condizioni di vita per i rifugiati in Egitto. Insieme, creeremo un centro di lavoro, migrazione e reintegrazione”. Il centro dovrebbe sorgere in Egitto.

“In Germania sembra essersi allentato da tempo l’interesse per un investimento di relazione politica sull’Italia e nel nostro mondo politico si e’ allo stesso tempo ormai sviluppato un discorso anti tedesco che in forme diverse vede protagonisti tutti i leader delle principali forze politiche italiane attuali”. Lo ha detto a Pieve Tesino Enrico Letta nella sua ‘lectio magistralis’ organizzata dalla Fondazione trentina Alcide De Gasperi. “Molti stereotipi reciproci – ha aggiunto – sono purtroppo diventati centrali nei discorsi politici interni prevalenti nei due paesi e si e’ soprattutto affievolita la volonta’ di animare tentativi fruttuosi di dialogo”. “Alcune encomiabili iniziative esistono a livelli culturali ed economico. I presidenti della Repubblica, Napolitano prima e Mattarella ora – ha sottolineato Letta – hanno con i loro omologhi Gauck e Steinmeier intessuto una relazione importante e lo stesso lavoro dei due attuali governi in carica e’ senz’altro positivo, ma sembrano essere tutte spinte che finiscono per andare contro corrente. E la corrente e’ chiaramente quella che porta politici tedeschi in cerca di voti ad ammiccare al caos strutturale italiano e politici italiani ad additare l’egemonia tedesca come causa dei nostri problemi per lo stesso obiettivo, venato di evidente ispirazione populista, di un facile consenso basato sulla costruzione di un nemico esterno. E chi meglio, da noi, del tedesco dominante come facile immagina da vendere per coprire i propri problemi”.

Nuovi guadagni per i partiti di centro-destra in Germania dopo le vittorie in alcuni Laender delle ultime settimane mentre continuano a peggiorare i socialdemocratici: secondo l’ultimo sondaggio stern-Rtl-Wahltrend, Cdu-Csu e liberali avrebbero una maggioranza se le elezioni si svolgessero domenica prossima. Nel sondaggio settimanale, infatti, l’Unione di centro-destra guidata da Angela Merkel guadagna un punto al 39% cosi’ come i liberali che vanno al 9%. Questi ultimi diventano cosi’ la terza forza politica del Paese in grado di formare una maggioranza al Bundestag con Cdu e Csu. I socialdemocratici, invece, perdono un punto rispetto alla settimana scorsa al 25%. La sinistra die linke e’ invariata all’8% cosi’ come Verdi e AfD, entrambi al 7%. Si allarga la forbice anche nelle preferenze dei tedeschi sul politico che vorrebbero alla Cancelleria, se ci fosse un’elezione diretta, con Merkel al 51% (+1%) e il socialdemocratico Martin Schulz al 22% (-2%). In un ulteriore sondaggio condotto dall’istituto Forsa per il settimanale ‘stern’, il 55% degli interpellati si e’ detto a favore di un Governo a guida Cdu-Csu e, in particolare, con una possibile nuova Grande coalizione (25%) mentre solo il 23% vuole un’alleanza con i liberali. Due terzi degli interpellati non crede che i socialdemocratici possano diventare il primo partito alle elezioni legislative del 24 settembre, tra cui anche il 60% dei simpatizzanti e, mentre in marzo il 59% parlava di un cambiamento di scenario, ora lo fa solo il 31%.

La ministra tedesca della Difesa, Ursula von der Leyen, si è dichiarata a favore di una missione dei caschi blu dell’Onu in Siria “con la partecipazione di tutti” una volta raggiunta la fine della guerra civile nel Paese, con l’obiettivo di stabilire una pace sostenibile. “La popolazione siriana dovrebbe essere protetta sotto l’egida delle Nazioni Unite. Solo così gli Stati, che perseguono interessi considerevolmente differenti in Siria e nella regione, saranno veramente coinvolti”, ha spiegato la ministra in un’intervista al domenicale Welt am Sonntag, sottolineando che sia la Germania che l’Europa dovrebbero partecipare alla missione, anche se prima dovrà essere trovata una soluzione politica al conflitto, per la quale sarà necessario un accordo tra Russia e Stati Uniti. Rispetto al coinvolgimento del presidente siriano, Bashar al-Assad, nell’attacco con armi chimiche che ha colpito la settimana scorsa la località di Khan Sheikhun, von der Leyen ha dichiarato che “questo è molto plausibile. Se la Russia ha dei dubbi, dovrebbe lasciare via libera a una investigazione indipendente da parte delle Nazioni Unite”.

La Germania non è più un Paese sicuro e i suoi valori cristiani sono sotto attacco. Alternative für Deutschland, il partito della destra populista anti immigrati guidato da Frauke Petry, alza il tiro della polemica contro Angela Merkel dopo la strage di ieri sera a Berlino. “Non possiamo illuderci. Il clima nel quale crimini come questi possono nascere è stato importato sistematicamente nel corso dell’ultimo anno e mezzo”, ha dichiarato Petry, in riferimento alla politica di accoglienza voluta dalla cancelliera tedesca. “Questo incidente non è un caso isolato e accadrà di nuovo. Guardate la Francia – ha aggiunto la leader di AfD – Non solo è stato un attacco alla nostra libertà e al nostro stile di vita, ma alla nostra tradizione cristiana”. La Petry ha chiesto il ripristino dei controlli alle frontiere e che “tutte le moschee nelle quali si predica la jihad vengano chiuse”. Per la leader di Afd, “la Germania non è più sicura. E’ dovere della cancelliera comunicarlo, ma state sicuri che non lo farà”, ha concluso.

In seguito ai pericoli determinati da un possibile smarcamento militare del nuovo presidente statunitense Donald Trump, Roderich Kiesewetter (Cdu) ha recentemente dichiarato che la Germania dovrebbe valutare l’ipotesi di dotarsi di un deterrente atomico, come Francia e Regno Unito. Anche secondo l’editore della “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, Berthold Kohler, la Germania dovrebbe avere un suo armamento nucleare contro le minacce della Russia. Per farlo in modo legale, Berlino dovrebbe uscire dal trattato di non proliferazione nucleare, come la Corea del Nord, o modificarlo con il consenso degli altri Paesi. Cio’ trasmetterebbe un segnale forte a taluni paesi (Turchia, Arabia Saudita). Ma sarebbe realmente utile avere armi nucleari? Secondo un editoriale del settimanale “Der Spiegel”, la risposta e’ certamente no. Gia’ le posseggono Gran Bretagna e Francia, come contemplato dal trattato di Ottawa del 1974 e dalla dichiarazione di Varsavia. La Germania ha una leadership politica ed economica in Europa, ma quella militare non sarebbe ben vista dai vicini europei. Sarebbe ben poco plausibile che vicini come la Polonia o l’Italia venissero posti sotto un ombrello nucleare tedesco, senza considerare i pericoli legati alla proliferazione delle armi nucleari nella Ue. Tuttavia, sostiene il settimanale, sarebbe opportuno un nuovo dibattito sulla direzione della politica della sicurezza europea e tedesca, e in tale contesto “anche l’impensabile andrebbe ponderato”.

La cancelliera tedesca Angela Merkel intende candidarsi per un quarto mandato, nelle elezioni dell’anno prossimo. Lo ha detto la stessa Merkel ai vertici del suo partito, la Cdu. L’informazione di una ricandidatura della cancelliera è stata lanciata dai media tedeschi, tra cui il sito del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz). Le fonti sarebbero interne alla Cdu.

“Per riformare l’Italia, Renzi dovrebbe dimettersi”. E’ il titolo di una analisi, firmata dallo storico argentino Pierpaolo Barbieri e pubblicata dal Wall Street Journal nella pagina delle ‘Opinioni’, in cui l’autore, enunciando un paradosso, afferma: “Vinca o perda il referendum di dicembre, il primo ministro dovrebbe ricordare agli elettori che vale la pena tenerlo”. Barbieri, direttore esecutivo di Greenmantle, societa’ di consulenza e analisi macroeconomica e geopolitica, e consulente presso l’Institute for New Economic Thinking ed il Berggruen Institute of Governance, parte dall’appello di Obama affinche’ il premier resti in carica indipendentemente dal risultato del 4 dicembre affermando che al contrario “dovrebbe dimettersi in ogni caso”. Dopo aver illustrato il contenuto della proposta di referendum costituzionale, Barbieri osserva che “gli oppositori sono molti” e tra questi elenca Mario Monti, Beppe Grillo e Massimo D’Alema che pero’ “non sono uniti da una avversione per la proposta messa al voto ma piuttosto da una profonda antipatia per Renzi”. “Nessun dubbio che ci voglia del tempo per apprezzare il giovane ed esuberante riformista. Ma le riforme del lavoro, dell’economia e del sistema giudiziario che il suo governo ha approvato dal suo arrivo al potere sono la cosa piu’ vicina ad una profonda riforma strutturale cui l’Italia sia mai arrivata da decenni. Qualcosa che ricorda la ‘agenda 2010’ che nel 2004 ha trasformato la Germania da ‘malato d’Europa’ alla potenza economica che e’ oggi” scrive Barbieri sul Wsj. Osservando che “il pasticcio fatto dal M5S con la giunta a Roma serve a ricordare che quello di governare non e’ un lavoro per dilettanti”. Barbieri poi afferma, portando una serie di motivazioni, che “l’Italia ha bisogno di Renzi” e che “anche l’Europa ha bisogno di Renzi” prima di sostenere che “paradossalmente e’ per questo che Renzi dovrebbe annunciare l’intenzione di dimettersi indipendentemente dal risultato del referendum”, un modo per “cristallizzare negli elettori il fatto che la scelta e’ tra riforme e stasi”. Barbieri conclude che “molti osservatori stranieri guardano con trepidazione” al referendum ipotizzando, in caso di vittoria del no, “la fine del riformismo in Italia”. “Ma non necessariamente e’ cosi’. Rendendo chiaro che intende dimettersi comunque vada, Renzi puo’ indebolire chi lo critica e alla fine rafforzare la sua posizione. In America un prsidente puo’ ‘resistere ancora un po” solo conquistando un secondo mandato. In Italia un primo ministro riformista per resistere deve, temporaneamente, lasciare”.