Unicef

L’Unicef ha annunciato oggi che, fra un mese, i bambini in tutto il mondo “prenderanno il posto” degli adulti in ruoli chiave nei media, in politica, nelle imprese, nel mondo dello sport e dello spettacolo per esprimere il loro supporto verso quei milioni di loro coetanei che non vanno a scuola, sono senza protezione e sradicati.
Questo “takeover” (presa di posto), fissata per il 20 novembre, celebra l’anniversario dell’adozione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e la Giornata mondiale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
“Da Auckland ad Amman, da New York a N’Djamena, vogliamo che i bambini portino avanti nelle loro scuole e nelle loro comunita’ una campagna per aiutare a salvare le vite dei bambini, lottare per i loro diritti e per realizzare il loro potenziale”, ha dichiarato Justin Forsyth, vice Direttore generale dell’Unicef.
“La Giornata mondiale dell’Infanzia sara’ una giornata per i bambini e fatta dai bambini”. Nel periodo fino al 20 novembre, l’UNICEF invita i bambini nel mondo a dire la loro contro il bullismo, la discriminazione e le ingiustizie. Nonostante gli enormi progressi raggiunti nei decenni passati, secondo gli ultimi dati: – 385 milioni di bambini vivono in condizioni di estrema poverta’; – 264 milioni di bambini e giovani non frequentano la scuola; – 5,6 milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti nel 2016 per cause prevenibili.

“La classe politica italiana in queste ore si sta dividendo sulla fiducia posta sulla legge elettorale. Perché non mettere la fiducia su una legge importante per il futuro di 800 mila bambini come lo Ius Soli?”. Se lo chiede Andrea Iacomini, Portavoce di Unicef Italia. “Ben 814.851 alunni di origine straniera frequentano il Sistema scolastico italiano, di questi quasi il 60% è nato in Italia. Questi ragazzi – sottolinea l’Unicef – siedono nelle stesse classi dei nostri figli, studiano la storia del nostro Paese e progettano un futuro qui, eppure l’Italia stenta a riconoscerli come italiani”. “Sono cittadini italiani solo i figli di chi è emigrato oltre 50 anni fa in altri continenti? Non chi vive, studia e lavora nel nostro Paese. – conclude Iacomini – Dare la cittadinanza a questi ragazzi, significa integrare realmente le generazioni nate e cresciute in Italia, significa guardare al futuro e non al passato. E’ un tema cruciale almeno quanto la legge elettorale”.

Sono oltre 180 milioni le persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile in paesi colpiti da conflitti, instabilita’ e violenze. Lo rende noto l’Unicef, in occasione della settimana mondiale dell’acqua (27 agosto-1 settembre). Secondo una recente analisi dell’Unicef e dell’Oms, le persone che vivono in situazioni di fragilita’ hanno una probabilita’ quattro volte maggiore di non avere acqua potabile rispetto alle popolazioni in situazioni differenti. In Siria, dove il conflitto e’ nel corso del suo settimo anno, circa 15 milioni di persone hanno bisogno di acqua sicura, fra cui si stimano 6,4 milioni di bambini.
L’acqua e’ stata spesso utilizzata come arma di guerra: solo nel 2016, ci sono stati almeno 30 tagli intenzionali alle forniture idriche – fra cui ad Aleppo, Damasco, Hama, Raqqa e Dara, con pompe distrutte e fonti d’acqua contaminate. In zone colpite dal conflitto nel nord-est della Nigeria, il 75% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono state danneggiate o distrutte, lasciando 3,6 milioni di persone senza nemmeno i servizi idrici di base. In Sud Sudan, circa la meta’ dei punti d’acqua e’ stata danneggiata o distrutta. In Yemen, le reti per il rifornimento idrico che servono le citta’ piu’ grandi del paese sono a rischio a causa dei danni e del degrado causati dalla guerra.

I reponsabili delle tre Agenzie delle Nazioni Unite – UNICEF, WFP e OMS – hanno realizzato una missione congiunta in Yemen per verificare la portata della crisi umanitaria e pianificare un impegno congiunto per aiutare le persone dello Yemen. “Questa è la peggiore epidemia di colera al mondo nella più grande crisi umanitaria al mondo”, si legge nella dichiarazione congiunta di Anthony Lake, Direttore Esecutivo UNICEF, David Beasley, Direttore Esecutivo WFP e Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale OMS. “Solo negli ultimi tre mesi sono stati registrati 400.000 casi sospetti di colera e circa 1.900 morti associati alla malattia. I servizi vitali per la salute, l’acqua e l’igiene sono paralizzati a causa di oltre due anni di conflitto, creando in questo modo le condizioni ideali per la diffusione di malattie”. “Il paese è sull’orlo della carestia, oltre il 60% della popolazione non sa dove reperire il prossimo pasto. Circa 2 milioni di bambini dello Yemen sono colpiti da malnutrizione acuta. La malnutrizione rende questi bambini ancora più vulnerabili al colera, mentre le malattie creano più malnutrizione. Si tratta di una combinazione terribile”

In occasione del G7 a Taormina, in Sicilia, l’Unicef chiede ai leader del G7 di adottare i sei punti della sua Agenda d’Azione per proteggere i bambini rifugiati e migranti 25 maggio 2017 – Secondo le ultime stime dell’Unicef, finora quest’anno almeno 200 bambini sono morti lungo la pericolosa rotta del Mediterraneo Centrale dal Nord Africa all’Italia – una media di più di un bambino al giorno. I dati aggiornati sul numero di bambini deceduti vengono lanciati in occasione dell’incontro dei leader dei paesi del G7 in Sicilia, luogo simbolo per la crisi dei rifugiati e migranti in Europa. I dati del 2017 mostrano che il numero di rifugiati e migranti, compresi bambini, che sta intraprendendo il viaggio per raggiungere l’Europa lungo la pericolosa rotta del Mediterraneo Centrale, nonostante i grandi rischi connessi al viaggio, è in aumento. Tra il 1 gennaio e il 23 maggio, oltre 45.000 rifugiati e migranti sono arrivati in Italia via mare – un aumento del 44% rispetto allo stesso periodo nello scorso anno. Questo dato comprende anche circa 5.500 minorenni non accompagnati e separati – un aumento del 22% dal 2016 – che rappresentano circa il 92% di tutti i bambini arrivati in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale.

I minori non accompagnati o separati dai genitori che nel 2016 hanno raggiunto l’Italia via mare sono più che raddoppiati nel 2016. Si tratta di 25.800 minorenni approdati in Italia contro i 12.360 del 2015. Per l’Unicef “Questi dati indicano una preoccupante crescita del numero di bambini estremamente vulnerabili che rischiano le loro vite per arrivare in Europa”. Così Lucio Melandri, Unicef senior emergency manager. “I sistemi attuali non sono sufficienti per proteggere questi bambini che si ritrovano da soli in un ambiente assolutamente sconosciuto. Sono bambini in fuga ed e’ necessaria una risposta coordinata a livello europeo per tenerli al sicuro”, sostiene l’Unicef.
La maggior parte dei minorenni non accompagnati o separati che sono arrivati in Italia nel 2016 provengono da 4 Paesi: Eritrea, Egitto, Gambia e Nigeria. Si tratta per lo più di maschi tra i 15 e i 17 anni, e ci sono anche minorenni piu’ piccoli e ragazze, quest’ultime “esposte a rischio di sfruttamento sessuale e abuso, compresa la prostituzione ad opera di reti criminali”. L’organizzazione umanitaria osserva che “La rotta del Mediterraneo Centrale dal Nord Africa all’Italia è unica per la proporzione incredibilmente alta di minorenni non accompagnati o separati tra i rifugiati e i migranti, mentre solo il 17%dei bambini rifugiati e migranti arrivati in Grecia via mare nel 2016 risultavano non accompagnati o da un familiare adulto o da qualcuno che se ne prendeva cura”. Secondo l’Unicef “la presenza di un numero cosi’ alto di bambini non accompagnati o separati lungo la rotta del Mediterraneo Centrale non ha precedenti” ed occorre non soltanto “affrontare i fattori che costringono i bambini ad intraprendere viaggi da soli, abbandonando le loro case”, ma “sviluppare un sistema organico di protezione e monitoraggio per proteggerli”.

Nelle ultime 24 ore quasi 3 mila bambini sono stati evacuati da Aleppo orientale in Siria, ma “centinaia di altri bambini vulnerabili sono ancora intrappolati in questa parte della città e rischiano di morire se non saranno evacuati in breve tempo”. Lo dice in una nota Anthony Lake, direttore generale Unicef. Fra gli oltre 2.700 bambini evacuati da Aleppo est alcuni sono malati, altri feriti e molti hanno perso i genitori. “L’Unicef e i suoi partner – aggiunge Lake – sono in attesa, pronti ad evacuare questi bambini. Imploriamo tutte le parti coinvolte nel conflitto di permetterci di portarli in salvo”.

“Più di 3,7 milioni di bambini siriani sotto i 5 anni non conoscono altro che fughe, violenze e insicurezza. Circa 306.000 sono nati come rifugiati nei Paesi vicini.” Lo ha detto Christophe Boulierac, portavoce dell’Unicef, che stima la necessità di aiuti umanitari in Siria e nei paesi vicini per 8,4 milioni di bambini. Peggiorata per i civili la situazione nella parte orientale di Aleppo dove le famiglie hanno rubinetti a secco e non accedono alla rete pubblica di acqua. Molte di queste la cercano nei pozzi con rischio di malattie. Dall’Unicef un appello alle parti in conflitto affinché consentano l’accesso sicuro ai tecnici per riparare le reti elettriche in modo da ripristinare la fornitura d’acqua in città.

Senza interventi adeguati, entro il 2030 69 milioni di bambini con meno di 5 anni moriranno per cause prevedibili. Ma non solo: 167 milioni vivranno in poverta’; 750 milioni di donne si saranno sposate da bambine; oltre 60 milioni di bambini in eta’ da scuola primaria saranno esclusi dalla scuola. E’ l’allarmante denuncia lanciata oggi dall’Unicef nel rapporto annuale sulla Condizione dell’infanzia nel mondo 2016 intitolato ‘La giusta opportunita’ per ogni bambino’, in cui si afferma tuttavia che importanti progressi sono stati fatti per l’infanzia.