Non solo misure per l’occupazione, con la decontribuzione sul lavoro dei giovani: nella prossima legge di Bilancio ci saranno anche fondi per il contrasto alla povertà. La conferma arriva dal premier, Paolo Gentiloni: “Cercheremo anche nelle prossime misure di bilancio di fare dei passi ulteriori a sostegno della povertà”, ha spiegato a margine della visita alla Cittadella della Carità ‘Santa Giacinta’ della Caritas diocesana di Roma. E ha aggiunto: “Penso che al di là di quello che può fare il governo, il messaggio che tutti dobbiamo dare è che senza impegno volontariato cattolico e laico, e anche delle imprese non c’è misura pubblica che da sola possa risolvere le questioni”.Gli ultimi dati Istat sul Pil fanno ben sperare il capo di governo, secondo cui “anche oggi ci sono buoni segnali dal punto di vista economico” e “mi auguro che questo ci consenta di proseguire sulla strada di reperire maggiori risorse”. La lotta alla povertà è uno dei temi di interesse dell’Esecutivo. Lo scorso 29 agosto il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Reddito di inclusione: dal 1 gennaio 2018 chi ne ha diritto riceverà un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti, per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente. Al centro della prossima legge di Bilancio, l’ultima della legislatura, ci saranno crescita e lavoro giovanile. Ed è su questo punto che è in atto uno scontro all’interno del Pd. L’esecutivo lavora su una decontribuzione del 50% per i primi due o tre anni per tutti i giovani assunti a tempo indeterminato e quindi una riduzione permanente dell’aliquota contributiva di quattro punti percentuali, dal 33% al 29%, due a favore del lavoratore e due a favore delle imprese. Contemporaneamente si pensa a garantire un assegno pensionistico minimo di 650-680 euro per aiutare i giovani, interamente nel sistema contributivo, che abbiano avuto carriere discontinue. Ma c’è una parte dei Dem che preme per un intervento sulle pensioni – bacino elettorale importante – bloccando l’automatismo dell’innalzamento dell’età del ritiro dal lavoro. Intervento che non convince il governo e su cui ha già chiuso le porte il presidente Inps Tito Boeri che lo ha definito “pericoloso”. “Su giovani, donne e sud bisogna ancora intervenire anche con incentivi, io dico già dalla prossima legge di bilancio”, ha confermato ieri il segretario del Pd Matteo Renzi.