Francia

“Italia è prima al mondo per le eccellenze dell’Agroalimentare con il sostegno decisivo della Sicilia che contribuisce con le specialità alimentari della dieta mediterranea e con l’alberello di Pantelleria, la particolare forma di coltivazione dei vigneti sull’isola pantesca. Il merito é quello di aver saputo coniugare innovazione e tradizione con una forte presenza nel commercio on line e sui social”. È così infatti che va all’Italia, scrive Il Giornale di Sicilia (citando i dati del rapporto su cibo e cultura presentato in occasione della conferenza a New York sul futuro della dieta mediterranea promossa dalla rappresentanza d’Italia presso le Nazioni Unite), il primato mondiale dei riconoscimenti Unesco nel settore dell’agroalimentare: con 5 sui 68 totali assegnati a livello globale, il nostro Paese si posiziona al primo posto nella classifica. A seguire il Marocco con 4 riconoscimenti Unesco, 3 a Turchia e Azerbaigian, 2 a Belgio, Francia, Spagna, Tunisia, Giappone, Corea e Messico. I rimanenti sono 1 a testa nei vari altri Paesi.

Da oggi, al largo delle coste siciliane, si svolge la Dynamic Manta 2022 (Dyma 22) una delle più importanti e complesse esercitazioni antisommergibile della Nato. L’esercitazione, viene pianificata annualmente dal 2013. “Non è legata all’attuale situazione nell’Europa orientale”, viene specificato in una nota. La Dynamic Manta è un’esercitazione condotta annualmente dal Comando marittimo alleato della Nato e si svolge nel Mediterraneo centrale, lungo le coste orientali della Sicilia. È mirata principalmente all’addestramento e alla condotta delle operazioni di difesa anti-sommergibile (Anti Submarine Warfare). Quest’anno quattro sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia, e Stati Uniti, sotto il controllo del Comando Sommergibili della Nato, si addestrano insieme a undici navi provenienti da Canada, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti.

Se da una parte la posizione fiscale continua a migliorare, dall’altra “gli sforzi di fondo per il consolidamento stanno perdendo di forza”. E’ quanto scrivono gli esperti della Bce nel rapporto sulla stabilita’ finanziaria diffuso questa mattina. “Il deficit fiscale aggregato dell’Eurozona e’ migliorato dall’1,5% del pil nel 2016 allo 0,9% nel 2017 – si legge nel rapporto – con un solo paese (la Spagna) che rimane sopra la soglia del trattato di Maastricht del 3%. Secondo le proiezioni della Commissione Europea, la posizione fiscale dovrebbe migliorare ancora nel 2018 e 2019 sebbene a un passo piu’ moderato rispetto agli anni precedenti”. Il miglioramento tuttavia, prosegue il rapporto, dovrebbe essere favorito soprattutto da condizioni cicliche favorevoli e in misura minore da minori spese per i tassi. “La posizione fiscale di fondo nell’Eurozona dovrebbe rimanere in larga misura neutrale nel corso del 2018-19 – spiega il rapporto – ma ci si attende che alcuni paesi allentino leggermente le loro politiche in materia. In effetti un deterioramento dei saldi strutturali di bilancio e’ previsto per la maggior parte dei paesi che sono stati colpiti dalla crisi. Alcuni paesi altamente indebitati sono a rischio di non compliance con gli sforzi fiscali strutturali previsti dalle regole del patto di stabilita’ e crescita (ad esempio Belgio, Francia, Italia e Portogallo). Anche le riforme strutturali hanno perso momentum, e vi e’ ancora bisogno di riuscire a ottenere una composizione delle finanze pubbliche nell’Eurozona piu’ favorevole alla crescita. Nel complesso, la dipendenza del miglioramento atteso nei saldi dalle condizioni cicliche rende l’outlook fiscale – e per estensione il market sentiment verso alcune emittenti sovrani dell’Eurozona – molto sensibili a cambiamenti nel clima di crescita”.

Il fondatore del partito di estrema destra francese, “Front national” (Fn), Jean-Marie Le Pen, commenta in una intervista a “Il Giornale” la decisione di sua figlia Marine – attuale presidente – , di cambiare nome al partito: “Ribattezzarlo ‘Rassemblement national’ e’ un omicidio politico”. Per Le Pen, che non e’ piu’ nemmeno ‘presidente onorario’, il Fn e’ stato ucciso con premeditazione: “O quantomeno c’e’ la volonta’, non ancora realizzata, di farlo. E’ un gesto criminale, dal punto di vista politico, ovviamente”. Sulla possibilita’ che questa svolta si spieghi con la volonta’ di puntare al governo, il fondatore e’ molto chiaro: “Tutto cio’ e’ ridicolo. Non e’ il cambio di nome che favorisce l’accesso al potere. Il cambio di nome e’ la sconfessione di decenni di lotta politica contro la decadenza francese e al servizio della nazione”.

L’elezione di Emmanuel Macron è “l’inizio di una rinascita francese e, spero europea”, ha dichiarato lo stesso Macron, in una intervista al Corriere della sera, insieme ad altre testate di altri paesi, alla vigilia del suo primo Consiglio europeo oggi a Bruxelles oggi. L’Europa, ha aggiunto, “la missione storica di difendere la libertà e la democrazia”. Il suo rilancio – spiega – passa attraverso quello del dialogo franco tedesco, in assenza del quale “l’Europa balbetta”, il “restauro della coerenza dell’Europa”, con “una integrazione più forte della zona euro prima di passare alla tappa successiva”. “L’Europa non è un supermercato, è un destino comune. I Paesi che non ne rispettano le regole devono trarne tutte le conseguenze politiche. E non è solo un dibattito Est-Ovest. Parlerò con tutti e con rispetto, ma non transigerò sui principi dell’Europa, sulla solidarietà e i valori democratici”, sottolinea. Macron ha quindi detto di “difendere con vigore l’idea di un budget della zona euro, dotato di una governance democratica, solo modo di ricreare una convergenza tra le nostre economie e i nostri Paesi. Dobbiamo giocare sul pilastro della responsabilità e insieme su quello della solidarietà”. Il presidente francese esprime ottimismo sulla posizione della Germania “lucida sui limiti di una azione che non sia pienamente europea, in particolare in tema di interventi militari” . “Gli egoismi nazionali sono dei veleni che agiscono lentamente, indeboliscono le nostre democrazie e la capacità collettiva ad affrontare questa sfida. So che la cancelliera ne è cosciente’.

Francia al voto per il secondo turno delle elezioni legislative. Il presidente Emmanuel Macron, insediatosi all’Eliseo a maggio, è a un passo dall’ottenere una schiacciante maggioranza all’Assemblea nazionale, cioè la Camera bassa: se i sondaggi si confermeranno attendibili il suo movimento, cioè La Republique En Marche, otterrà il maggior numero di deputati mai avuti da una forza politica nella Quinta Repubblica e anche una delle percentuali più alte di seggi nella storia del Paese. Stando alle rilevazioni, infatti, il partito di Macron otterrebbe fra 400 e 460 dei 577 seggi da cui è composta la Camera francese, pari a oltre il 70% dei deputati totali. Prima di Macron solo un presidente, Charles de Gaulle nel 1968, ottenne un risultato migliore, guadagnando l’81% dei seggi. In realtà la destra riuscì a superare la cifra che i sondaggi prevedono per Macron, quando nel 1993 ottenne il 79% dei seggi, ma lo fece con un presidente socialista all’Eliseo, François Mitterrand. Macron si appresta, dunque, a costruire una maggioranza inedita negli ultimi tempi, dal momento che avrà in mano la presidenza e carta libera in Parlamento, perdipiù davanti a un’opposizione divisa e indebolita. Gli inviti ad andare alle urne per limitare i poteri del presidente, fatti da conservatori, socialisti, estrema sinistra ed estrema destra, non sembrano avere fatto breccia in una società che, dopo avere seguito con grande attenzione le presidenziali di aprile-maggio, pare avere voltato pagina. Al primo turno delle legislative, domenica 11 maggio, l’astensione si è attestata al 51,30%, il che significa che è andata a votare meno di metà degli iscritti nei registri elettorali; e al secondo turno potrebbe andare ancora peggio, dal momento che i sostenitori di candidati che non si sono classificati per il secondo turno potrebbero optare per rimanere a casa.

Il Partito del neo presidente francese Emmanuel Macron, La Republique en Marche (Lrem), ha dominato i primo turno delle elezioni che si e’ tenuto in Francia ieri domenica 11 giugno: secondo le proiezioni fatte dalla societa’ di rilevazioni statistiche Kantar Sofres per il quotidiano “Le Figaro”, al secondo turno di ballottaggio domenica prossima 18 giugno Lrem potrebbe conquistare una schiacciante maggioranza parlamentare ottenendo dai 400 ai 440 seggi nell’Assemblea Nazionale, che conta 577 deputati; ha ottenuto il 32,32 per cento dei suffragi, distanziando nettamente il centrodestra che ha raccolto il 21,6 per cento tra candidati de I Repubblicani (LR) e dell’Udi. Il Front national si e’ fermato al 13,2 per cento: poco piu’ della meta’ del risultato raggiunto da Marine Le Pen al primo turno delle elezioni presidenziali il 23 aprile scorso; e due volte e mezza meno di quanto la leader frontista aveva raccolto al ballottaggio presidenziale perso il 7 maggio contro Macron. Sconfitta catastrofica per il Partito socialista (Ps), le cui liste insieme agli ambientalisti di Europa ecologia – I verdi (EeLv) ed al Partito radicale di sinistra (Prg) ottengono in totale il 13,2 per cento dei voti; il Ps ed i suoi alleati vedranno la propria rappresentanza parlamentare letteralmente decimata: degli attuali 302 deputati, appena una trentina hanno qualche speranza di essere rieletti. Arretra anche il cartello di estrema sinistra della “France insoumise” (FI, “Francia non-sottomessa”; ndr): al primo turno presidenziale il suo candidato Jean-Luc Me’lenchon aveva raggiunto il 19,1 per cento dei suffragi, ora raccoglie solo l’11 per cento, che si tradurra’ in 8-10 deputati. Per loro l’unica consolazione e’ che FI ha superato il Ps e che, se si contassero anche i suffragi raccolti dal Partito comunista (Pcf, alleato alle presidenziali ma separato in queste parlamentari), la sinistra francese e’ spaccata esattamente a meta’ tra estrema sinistra e socialdemocrazia. Per il presidente Macron dunque e’ una vittoria storica, macchiata tuttavia da un altissimo livello di astensione dal voto: si sono recati alle urne solo il 48,71 per cento degli aventi diritto al voto, gli elettori astenuti sono stati il 51,29 per cento; un’astensione record per la Quinta Repubblica francese, un campanello di allarme della disaffezione dei francesi per la politica a cui la squadra di Macron e del suo primo ministro Edouard Philippe devono prestare la massima attenzione.

Come sono andate le elezioni in Francia? “Bene. Sono una buona cosa”, risponde Silvio Berlusconi ad Alessandro Poggi in un’intervista che andra’ in onda stasera a Cartabianca. “Speriamo di potere ripartire davvero per rifare l’Europa, quella che noi sognavamo, che tutta la mia generazione ha sognato. Non quella burocratica di adesso, che effettivamente piu’ che aiutare i popoli e l’economia restringe le possibilita’ di sviluppo. E questo – conclude Berlusconi – dimostra l’indifferenza, se non addirittura l’ostilita’, dei popoli di tutta Europa nei confronti dell’Unione europea”.

Per “cambiare l’Europa” cercando di affrontare i problemi, dalla disoccupazione al terrorismo e alla crisi migratoria, “non basta un asse franco-tedesco”, ma “serve che l’Italia e la Spagna assumano un ruolo determinante, insieme al Parlamento europeo, che e’ l’unico organo eletto direttamente dai cittadini, per dare risposte concrete e avvicinare la gente alle istituzioni”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani intervenuto a Voci del Mattino, su Radio1 Rai, dopo la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali di Francia. Per Tajani “se piu’ del 30% ha votato Le Pen e piu’ del 25 si e’ astenuto, vuol dire che questa fetta consistente di societa’ lancia un messaggio chiaro: le cose cosi’ non vanno, occorre cambiare”.

“Tutti dicono di voler cambiare l’Unione Europea, ma bisogna poi avere il coraggio di battere i pugni sul tavolo quando si devono raggiungere gli obiettivi”. Così il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio intervistato da Rtl 102.5. Riguardo alla vittoria di Macron alle presidenziali francesi e al progetto politico M5S, Di Maio osserva: “E’ chiaro che si sta dicendo che e’ stato sconfitto il populismo in Francia, ma io penso che ci debba essere dato atto che in tutti questi anni abbiamo preso le distanze da queste forze politiche emergenti in Europa che vengono definite populiste, da AFD, dalla Le Pen, a Podemos, alla stessa UKIP, noi vogliamo sempre rimarcare le differenze perche’ questi sono partiti ideologizzati che si ritengono di destra o di sinistra”. Per il parlamentare pentastellato: “Continuare a parlare di destra e sinistra in un Paese in cui i cittadini adesso vogliono delle soluzioni – che siano di destra o sinistra non importa, basta che siano di buon senso – e’ perdente”. Aggiunge Di Maio: “In questo momento il Movimento Cinque Stelle continua ad andare avanti e crescere perche’ ha smesso di credere a destra e sinistra, siamo una forza politica non ideologizzata in un Paese in cui la destra ci ha fatto Equitalia e la sinistra ci ha abolito l’articolo 18, qualcosa non va piu’ nelle vecchie ideologie”.