Politica

“Siamo alla definitiva dissociazione tra parola e politica. In politica ormai la parola non conta più nulla. Si può andare in campagna elettorale dicendo mai alleanze e poi fare il contrario il giorno dopo. Si può dire che Alfano, eletto con la coalizione di centro destra, è un voltagabbana se governa con il Pd e dire che Salvini, eletto con la coalizione del centro destra, è un politico responsabile che avvia la terza Repubblica se governa con il M5s”. Lo scrive Matteo Richetti del Pd su Facebook. “Si può dire – aggiunge – che quando gli avversari formano un Governo il premier non è eletto dal popolo. Se con la stessa dinamica il Governo lo fai tu, allora è voluto e amico del popolo. Si può dire che la Lega nord è incompatibile con la tua forza politica per tutti i soldi che si è intascata e farci un Governo il giorno dopo perché limportante è arrivare al potere”. “Si può continuare a dire agli italiani che tutto sta cambiando, proprio nel momento in cui nulla, ma proprio nulla, è diverso dai peggiori giochini che la politica ci ha offerto in passato. Le parole non contano più nulla. Si possono usare a piacimento. Che tanto, in fondo, domani è un altro giorno. Con le sue nuove, incoerenti parole”, conclude.

Una politica a favore di telecamera, il trionfo della comunicazione ai danni della politica, della mediazione, del compromesso, del dialogo. I leader politici che non possono mollare la presa di un centimetro per non perdere un punto percentuale nei sondaggi interni, e il teatrino della politica ripete la sua scena all’infinito, con un pubblico sempre attento e sempre annoiato. Lo stallo in cui si trova il Paese é anche un effetto del prevalere delle logiche populistiche e della comunicazione che le sostiene. Non conta ciò che si fa ma solo ciò che si comunica e il modo in cui lo si comunica. Una lotta tra duri e puri, tra chi deve sostenere il peso della propria coerenza e delle promesse lanciate in campagna elettorale. I veti, i diktat, gli ultimatum, questo sono e non altro: la prevalenza degli attributi sulla capacità di sintesi. Assistiamo, inermi, alla continua ‘dichiarazia’ (dal titolo del bel saggio di Mario Portanova. edizioni Bur Rizzoli) dei politici, alla loro ineluttabile propensione alle dichiarazioni, ai commenti, alle riflessioni, a favore di telecamera. Il dire conta più di tutto il resto, il fare non porta consensi e crea problemi. Il populismo cerca il consenso sull’emozione e per questo basta la parola ad effetto, lo slogan, la minaccia, l’aut aut. I fatti non servono più anche perché, in tempo di fake news, possono sempre essere artatamente smentiti. Non formare un governo porta più consensi che formarne uno.

La Presidenza della Regione siciliana sara’ l’ultima esperienza della vita politica di Nello Musumeci al termine della quale si ritirera’. Lo ha detto il Governatore intervenendo al Comitato di sorveglianza del Po Fesr 2014-2020 in corso all’Arsenale Borbonico, a Palermo. “Il mio impegno in questi ultimi cinque anni di mia vita politica e’ quello di consegnare una regione normale, dopo mi ritirero’ con i miei cani”, ha detto Musumeci.

“Paolo Gentiloni è divenuto punto essenziale di riferimento per il futuro prossimo e non solo nel breve periodo della governabilità e della stabilità politica dell’Italia”. Lo ha detto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano alla consegna al premier del premio Ispi istituito in ricordo dell’ambasciatore Boris Biancheri. In Paolo Gentiloni – ha detto ancora – “alla coerenza, alla lealtà, alla disciplina si accompagna sempre quella impronta di libertà, quello spirito di ricerca senza preclusioni” e “vi si accompagna una attitudine all’ascolto e al dialogo che diventerà sua dote decisiva da ministro degli Esteri e poi da presidente del Consiglio”. Secondo Napolitano, “in ciò è la chiave del ristabilimento da lui perseguito e realizzato di rapporti costruttivi e fecondi con gli alleati europei, della crescita di dignità e di influenza dell’Italia in tutte le sedi internazionali”. Gentiloni ha quindi “conquistato una limpida e piena fiducia tra gli italiani e nelle relazioni internazionali”, ha concluso l’ex capo dello Stato.

“Se gli esponenti di Casapound sono impresentabili in politica? Dal mio punto di vista assolutamente si’, parliamo di gruppi neofascisti che in alcune realta’ – almeno della mia citta’ – hanno avuto e hanno rapporti pericolosi e discutibili”. Cosi’ Matteo Orfini, presidente del Partito Democratico, a Radio Radio. “La politica ha tutte le sue responsabilita’ ma mesi fa, quando denunciai il fatto che a Ostia Casapound era collegata esplicitamente al clan Spada, non era un’ossessione mia. Era chiaro tutto, si sapeva chi fossero e lo sapeva anche Casapound. Allora non e’ che io abbia trovato grande solidarieta’ dal resto delle forze politiche ne’ grande attenzione dai media”, ha concluso Orfini.

“Non sono venuto qui per dire che cosa è la politica africana della Francia, perché non c’è più una politica africana della Francia”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron nel discorso pronunciato davanti a 800 studenti dell’università di Ouagadougou, in Burkina Faso. “C’è una politica che possiamo portare avanti, ci sono degli amici, ci sono persone con cui siamo d’accordo, altri no, ma c’è soprattutto un continente che dobbiamo guardare in faccia”, ha aggiunto Macron. “Non è mai facile, data la nostra storia comune, per un presidente francese, venire a parlare così di Africa. E non pretendo qui di esprimere la complessità e la diversità di un continente di 54 paesi”, ha sostenuto.

“La lotta alla mafia è una battaglia che devono combattere tutti, non può essere delegata a nessuno. La mafia si nutre di cattiva politica, di cattiva amministrazione, di cattiva società, di cattiva economia”. Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando arrivando agli Stati generali della lotta alle mafie a Palazzo Reale. A chi gli chiede quale sia il senso della giornata di oggi anche alla luce della morte di Totó Riina risponde: “L’avevamo prevista prima. La morte di Riina ha richiamato l’attenzione su un fenomeno che esiste a prescindere da fatti seguiti dai media. La presenza della criminalità nel nostro Paese è un fatto che dobbiamo sorvegliare e vigilare quotidianamente e rispetto al quale avevamo iniziato questo percorso un anno fa, che oggi si conclude”.

“Si ripone il tema di una qualità del personale politico e della responsabilità delle forze politiche”. Lo ha detto Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, a margine degli Stati Generali della lotta alle Mafie a Palazzo Reale, commentando il caso di Luigi Genovese, neodeputato al Parlamento regionale siciliano. “È evidente che su di lui andava esercitato un controllo da parte della politica, che invece di essere solo preoccupata di vincere le elezioni doveva essere preoccupata di vincere col voto degli onesti”, ha concluso la Bindi.

“Qualcuno dice che la mia e’ una missione impossibile, ma io ci provero’ sino all’ultimo momento”. Lo ha detto ieri Giuliano Pisapia, all’assemblea dal titolo Diversa. Una proposta per l’Italia, promossa da Campo progressista.
L’obiettivo dell’ex sindaco di Milano è quello di costruire un nuovo centrosinistra, ridando fiato
alla politica, partendo da un dialogo costruttivo con il Pd e l’Mdp per l’unità e per battere la destra e il populismo.
Ha affermato il leader di Campo progressista: “Abbiamo detto chiaramente quali sono le nostre indicazioni e e quelle discontinuità che noi chiediamo e riteniamo necessarie. Attendiamo risposte, noi andiamo avanti”.

“Le elezioni in Sicilia sono emblematiche per due motivi: innanzitutto certificano in modo definitivo quanto l’alleanza FI, FdI e Lega funzioni e sia l’unica in grado di competere con l’arroganza e il qualunquismo mascherati da antipolitica; in secondo luogo dimostrano quanti danni abbiano fatto anni di malgoverno di centrosinistra e quanto la gente si sia allontanata dalla politica: noi vogliamo che i siciliani e gli italiani tornino a credere che le cose possono davvero cambiare”. Lo afferma in una nota Lucio Malan, senatore di Forza Italia