terrorismo

La lotta contro il terrorismo non termina con la fine dello Stato islamico (Is), “c’e’ un tema dei foregin fighter che va affrontato da molti punti di vista”. Lo ha detto oggi il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, parlando a “Rai news 24” nella Giornata di chiusura a Venezia dell’XI Regional Seapower Symposium of the Mediterranean and Black Sea. “Bisogna salutare positivamente il fatto che la seconda capitale del califfato non sia piu’ in mano a Isis. Sappiamo bene, e ne abbiamo parlato all’interno della coalizione, che nel momento in cui il ‘califfato’ perde il proprio territorio, il rischio di una partenza di foreign fighter e’ alto”, ha detto la titolare del dicastero della Difesa. Un rischio, quello delle cellule dormienti e del ritorno dei combattenti stranieri nei paesi di origine, “che abbiamo sempre tenuto presente”, ha concluso la Pinotti.

Una delegazione americana guidata da Lisa Curtis, direttrice per l’Asia meridionale del Consiglio nazionale per la sicurezza statunitense, e integrata da alti responsabili del Dipartimento di Stato e del Pentagono, ha visitato oggi Islamabad dove ha avuto colloqui con le autorita’ pachistane riguardanti la situazione in Afghanistan e l’impegno del Pakistan per la lotta al terrorismo. La delegazione pachistana era guidata dal sottosegretario agli Esteri Tehmina Janjua e, ha reso noto un comunicato, le parti hanno esaminato lo stato delle relazioni bilaterali alla luce della dottrina del presidente Donald Trump per Afghanistan e Asia meridionale. Nel suo intervento Janjua ha ribadito la nota posizione del Pakistan favorevole ad una soluzione politica della crisi afghana concepita e gestita dal governo di Kabul. I responsabili pachistani, ha inoltre precisato il comunicato, hanno confermato l’impegno delle forze armate nazionali per eliminare il terrorismo da tutto il territorio, ed hanno manifestato preoccupazione per i continui attacchi provenienti da oltre frontiera. Da parte sua la delegazione americana, dopo aver ricordato la lunga cooperazione con il Pakistan, ha sottolineato l’importanza di rilanciare le relazioni bilaterali “in modo da poter raggiungere il comune obiettivo di pace e stabilita’ in Afghanistan e nella regione”.

Twitter nei primi sei mesi dell’anno ha rimosso quasi 300 mila account legati alla promozione terroristica, di cui tre quarti prima che riuscissero a pubblicare un solo ‘tweet’. Lo rende noto l’Ansa, che pubblica i dati del Rapporto Trasparenza della società. Il 95% delle sospensioni di questa tipologia di account è stato il frutto degli sforzi interni di contrasto alla promozione terroristica e non della segnalazione dei governi, sottolinea Twitter.
La lotta a questo tipo di attività sulla piattaforma “si è tradotta in una riduzione dell’80% nelle segnalazioni di account da parte dei governi, rispetto ai sei mesi precedenti”.
Nella seconda metà del 2016 gli account rimossi legati al terrorismo erano stati quasi 377 mila, il 20% in più di quelli rimossi nel primo semestre 2017. In totale, dal primo agosto 2015 al 30 giugno 2017, Twitter afferma di aver sospeso quasi 936 mila account dedicati alla promozione del terrorismo.L’argomento terrorismo rappresenta il 52% delle richieste e segnalazione delle autorità nel mondo. Il 98% delle richieste dei governi riguarda genericamente i “comportamenti abusivi” che violano le regole d’uso del servizio: offese, molestie online, linguaggio d’odio, furti di identità. Su 16.400 report ricevuti, la compagnia ha intrapreso azioni nel 12% dei casi.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha colto ieri martedi’ 5 settembre l’occasione della prima grande riunione del suo quinquennato di tutti di prefetti di Francia al palazzo presidenziale dell’E‪liseo per tracciare le priorita’ e le linee-guida della sua azione in materia di pubblica sicurezza e di immigrazione: il bilancio del ministero dell’Interno sara’ aumentato del 7 per cento nel 2018; ad ottobre il governo varera’ la nuova legge sulle sicurezza e per la lotta contro il terrorismo, che entrera’ in vigore a novembre prossimo in concomitanza con la fine dello stato di emergenza proclamato all’indomani delle stragi del 13 novembre 2015 a Parigi. Quanto alla questione dei flussi migratori, Macron ha annunciato che una nuova legge sull’immigrazione e sul diritto d’asilo sara’ votata nel primo semestre 2018: su questa materia il presidente intende imprimere un segno forte, auspicando una “completa rifondazione” della legislazione; Macron infatti ha detto di voler avvicinare la politica migratoria della Francia a quella della Germania, con un’accoglienza meglio organizzata che sia pero’ accompagnata da un sistematico ricorso ai rimpatri degli immigrati irregolari nei paesi di origine. 

L’Unione Europea non “legge” “in maniera eccessivamente positiva gli ultimi risultati elettorali”, certo, “laddove il populismo e’ andato al potere, il caos programmatico e l’assenza di risultati ne sta rilevandone la natura sicofantica. Ma le pulsioni illiberali rimangono forti”. E’ quanto ha affermato al Worshop Ambrosetti, il vice presidente dell’Ue, Frans Timmermans, per il quale, “fino a quando le legittime paure dei nostri cittadini non avranno risposta, ci sara’ spazio per la politica della paranoia, dell’intolleranza, della xenofobia, del nazionalismo, dell’esclusione come finta soluzione. Non possiamo ne’ arrenderci ne’ sottovalutare il rischio di questa sfida”. 

“I nuovi accoltellamenti in Inghilterra e in Belgio confermano che bisogna varare al più presto leggi speciali a livello europeo”. Lo ha dichiarato in una nota il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “La gran parte di coloro che colpiscono in tutta Europa – ha spiegato – sono noti alle polizie e ai servizi di sicurezza. I fondamentalisti islamici agiscono indisturbati. Anche l’imam che ha guidato il gruppo omicida in Spagna era ben noto e lui come altri aveva dei precedenti. Bisogna poter trattenere queste persone sospette. E’ una misura straordinaria ma necessaria. Occorre poi quella collaborazione tra le polizie e i servizi di sicurezza che allo stato non esiste, e bisogna porre fine al vaniloquio delle autorità europee che invocano soluzioni impraticabili”. “Anche il terrorismo interno in Italia – ha ricordato l’esponente azzurro – fu battuto con leggi speciali. O si pensa di vincere questa guerra con i fiori, i disegnini e un’indignazione priva di concrete conseguenze? E’ il primo punto da affrontare anche nel nostro Parlamento alla ripresa della nuova stagione politica. E’ un’iniziativa che l’Italia deve proporre anche nel prossimo vertice europeo. Trattenere migliaia di persone è oneroso, ma costerebbe molto meno di quanto si spende per raccogliere clandestini o per altre misure di sicurezza. E’ una decisione non risolutiva ma di grande efficacia per il controllo del territorio. Ho parlato di una vera e propria Guantanamo europea. Non bisogna avere paura delle parole. Altrimenti la guerra è persa e l’Europa sarà massacrata”, ha concluso Gasparri.

“Le cellule di giovani islamisti radicali sono presenti in ogni regione d’Europa: la mano violenta, dunque, e’ locale, ma la ‘testa’ che le guida sta altrove”. Cosi’ Bobo Craxi, di Area socialista, gia’ sottosegretario agli Affari Esteri, in un’intervista rilasciata al sito web www.periodicoitalianomagazine.it incentrata sui grandi problemi politici che affliggono, in questa fase storica, la comunita’ internazionale. “Hanno scelto un obiettivo nel momento di massima fragilita’ politica della Catalogna”, spiega Craxi, “alle prese con il decisivo e controverso ‘snodo’ del referendum per lo scollegamento dalla Spagna e, al contempo, hanno voluto colpire Barcellona nella sua fase di massima vulnerabilita’, per la presenza di migliaia di turisti durante la stagione estiva. Il problema”, prosegue l’ex sottosegretario agli Esteri, “rimane sul tappeto e le insidie non si arresteranno, anche se il Daesh, che rivendica gli attentati, sta perdendo terreno. Ma la sensazione e’ che esista una centrale politica, che sceglie gli obiettivi e le tempistiche e che questa possa risiedere ovunque nel mondo. C’e’ una risposta ‘securitaria’ che, certamente, va attivata sviluppando un coordinamento internazionale”, conclude, “e c’e’ una risposta culturale, che si puo’ e si deve sviluppare, innanzitutto, nella comunita’ islamica europea”.

“Siamo tutti consapevoli che nessun Paese, nessuna città in Europa è al sicuro dalle mire dell’Isis e che il pericolo è lungi dal potersi considerare lontano. Dopo le dichiarazioni rese dall’organizzazione USA Site – che monitora l’attività jihadista sul web – che danno l’Italia come prossimo obiettivo dopo Spagna e Russia, ci aspettiamo che il ministro dell’Interno Minniti e il ministro degli Esteri Alfano provvedano in primis a monitorare tutti coloro che sono passati dalle nostre carceri: la correlazione tra arruolamento jihadista e vita carceraria è ampiamente dimostrata nella maggior parte degli attentati”. Lo dichiara la deputata di Forza Italia Vincenza Labriola. “La politica del terrore non può tuttavia essere arginata senza la collaborazione dei nostri concittadini ai quali, pertanto, chiediamo di riferire alle forze dell’ordine qualsiasi situazione che reputino anomala, a partire dall’attività di moschee non autorizzate. Solo chi conosce il territorio, proprio come i cittadini che vi abitano, può monitorare ed aiutare ad identificare situazioni inconsuete. Inviterei inoltre i ministri Minniti e Alfano a monitorare, oltre ai noleggi di auto e furgoni che avvengono per vie ufficiali, anche quei sistemi sharing economy dove non è noto chi realmente utilizza i mezzi noleggiati”, aggiunge.

“L’Italia piange tre vittime nell’attentato di Barcellona, senza contare i feriti sia a Barcellona che in Finlandia, e un nostro membro del Governo, Ivan Scalfarotto, cosa fa? Scrive su Twitter che ‘ogni attacco alle nostre città ci rafforza nei nostri valori di apertura e di democrazia e c’è li fa amare di più…’ Ci rendiamo conto da chi siamo governati? Così non c’è partita, hanno già vinto i terroristi…”. Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e Responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord

“Come previsto la riunione in Prefettura a Milano del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza ha prodotto il nulla: qualche barriera di cemento in Galleria, Darsena e Navigli per evitare che un furgone si scagli sulla folla? Ridicolo. Non saranno due blocchi di cemento a fermare un attentatore con un coltello, come quello che ha colpito in Finlandia, o con una cintura esplosiva. Se davvero si vogliono aumentare le misure di sicurezza prima di tutto vanno aumentate le misure di prevenzione e di controllo. Intanto basta far arrivare migliaia di immigrati clandestini di cui non sappiamo niente, basta lasciarli liberi di gironzolare in città senza controlli. E poi, dato che parliamo di terrorismo islamico, serve un giro di vite sulle moschee e sui centri culturali islamici di Milano e dell’hinterland, servono perquisizioni a tappeto, serve avere la mappatura e la schedatura di chi predica nelle moschee, di chi le finanzia, di chi le frequenta, di chi ci transita. Perché non saranno due blocchi di cemento a impedire a un fanatico di colpirci…” Lo dichiara Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e Segretario della Lega Lombarda.