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Che il web abbia dato la possibilità a sprovveduti e a psicopatici in servizio permanente effettivo di pontificare e di minacciare personalità politiche e celebrità è un fatto contro cui poco si può fare. Certo, oggi i loro messaggi razzisti, violenti e squilibrati possono raggiungere milioni di persone e fare proseliti. Ebbene, come si può combattere questo pernicioso fenomeno? Con le leggi, da una parte e con la cultura dell’indifferenza dall’altra. Ai servizi di intelligence e alla polizia postale – ossia quella che si occupa dei reati informatici e della loro repressione – devono essere destinate nuove e più importanti risorse. Sull’altro versante, si proceda con la catalogazione e con la diffusione di tutti quei siti web promotori di violenza, di messaggi farneticanti e di fake news seriali. In questo modo offriremo un’arma in più a coloro che possono esserne preda. Una informazione è sbagliata si contrasta con una informazione e corretta e vera. L’incivilta la si combatte con le armi della indifferenza.

Tasse, universitarie e non. Leggi, l’intera classe politica o chi usa il cellulare pure al cinema. Siamo in campagna elettorale, tutti i rappresentanti di tutti i partiti fanno ormai a gara nel promettere abolizioni, cancellazioni, rivisitazioni: dalle tasse universitarie all’obbligo dei vaccini, al finanziamento ai partiti, alla legge Fornero, e’ tutto un promettere, garantire. Quale migliore occasione per i social per lanciare hastagh dedicati?

Ironia dei social sulle promesse dei politici in campagna elettorale

E infatti ne sono spuntati due: #aboliamoqualcosa e #abolisciqualcosa che, tra sorrisi e amare verita’, stanno spopolando su Twitter. Per Maice, per esempio, “Renzi abolira’ il mal di testa. Berlusconi il ciclo mestruale”. Ikek, invece, fa giu’ duro: “Abolirei tutta la classe politica”. Stesso metodo ma diverso obiettivo per Emil Spada: “Aboliamo i rompiballe che al cinema usano il telefono”. Tropicarry abolirebbe i brufoli “che spuntato proprio prima di qualche evento importante, o meglio i brufoli in generale”. Antonio Ognissanti, invece, attacca proprio le promesse elettorali: “ABOLIAMO LE PROMESSE ELETTORALI, non ne possiamo piu’ di sentire personaggi della vecchia e nuova politica di promettere delle cose per lo piu’ irrealizzabili buone solo per prendere in giro le persone”. E Carlo Mario pure: “Aboliamo la campagna elettorale: silenzio per tre mesi prima della data, nulla in TV, radio, giornali”. Simona Cortopassi, invece, se la prende con…i negozi d’abbigliamento: “Se mi votate abolisco: -il numero massimo di capi da provare nei camerini”.

“Noi viviamo nella più incredibile stagione della propaganda che sia mai esistita. Non si tratta solo di fake news, ma della capacità di orchestrare una rete di comunicazione alternativa che è sempre stata un obiettivo dei regimi totalitari. Un soft power negativo. Due giorni fa un sito internet ha pubblicato la notizia che alcuni profili Facebook con 7 milioni di like sono stati oscurati perché si è riconosciuto che si trattava di propaganda”. Così il segretario Pd Matteo Renzi nel corso della presentazione del Rapporto Civita ‘Il soft power dell’Italia’ di Giuliano Da Empoli. “La propaganda e le fake news sono l’altra faccia del soft power, quella cattiva. Serve difendere il gioco democratico da chi produce pagine che hanno milioni di like diffondendo cattivi contenuti”, ha aggiunto.

“Non basta sgranare gli occhi quando si legge che le multinazionali del web fanno profitti miliardari nel mondo ma le tasse che pagano nel nostro Paese sono inferiori a quelle di un commerciante di provincia. Chi fa politica e non interviene è corresponsabile di questa voragine che danneggia i Paesi e i contribuenti onesti. Serve immediatamente ridefinire una volta per tutte in Europa l’intelaiatura fiscale al tempo del digitale”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, autore della norma italiana sulla webtax interviene da Bari nel dibattito sulla tassazione dei giganti del web.

Un nuovo sistema basato sul web e che consente ai pazienti con tumore avanzato di monitorare e riportare i sintomi avvertiti in tempo reale, ha determinato un miglioramento della loro qualita’ di vita tanto da far registrare un aumento della sopravvivenza di 5 mesi rispetto a pazienti che non usavano questo mezzo. Il dato, riportato dall’Ansa, emerge da uno studio della University of North Carolina presentato al congresso della Societa’ americana di oncologia clinica (Asco) a Chicago. Lo studio ha riguardato 766 pazienti ed ha dimostrato come un semplice intervento – come appunto un sistema via web per la registrazione dei sintomi da parte del malato, con la possibilita’ di attivare un allarme via mail indirizzato ai medici – puo’ avere grandi benefici, inclusa una maggiore sopravvivenza.

“Colpisce il fatto che il Pd e’ l’unico partito tradizionale classico che esiste in Italia, per il resto il sistema e’ fatto di movimenti”, ma “la questione chiave e’ come individuare nuove forme di partecipazione politica, innanzitutto con uso moderno e intelligente della Rete. Pur essendo lontano mille miglia dal M5S, ho sempre ascoltato Casaleggio, che diceva qualcosa in piu’ rispetto a quello che si dice nella nostra politica”. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, durante il forum di Repubblica Tv. “Usando bene la Rete si riesce a fare democrazia interna e si fanno cose buone, se si usa male si fanno disastri”, ha aggiunto. “Il voto pero’ non e’ come un like, perche’ il voto non ha un defollow e dura per un lungo periodo”, ha proseguito Letta.

“Domenica a Roma l’Assemblea nazionale del Pd traccera’ le linee guida del lavoro dei prossimi mesi”. Così su Facebook il segretario del Pd Matteo Renzi, che chiede consigli sul discorso programmatico agli utenti del web. “Stavo riflettendo sui temi principali da offrire all’attenzione dei delegati e di chi tra voi seguira’ il dibattito – scrive il leader dei Dem – Voglio chiedervi una mano: su quali temi secondo voi dovremo lavorare di piu’? Quali parole vorreste far risuonare nel corso della nostra discussione? Quali sono le proposte su cui vi aspettate la maggiore attenzione del nuovo corso del Pd? Mi piace molto l’idea di confrontarmi prima, vi leggo volentieri”.

“Tra blog, e-commerce e social network, il sistema moda passa anche dal web: in 10 anni la quota di italiani fashion addicted che acquistano abbigliamento e articoli sportivi on line è passata dal 16,9% del 2005 al 37,1% del 2015. Con aumenti più importanti in Liguria, Sardegna e Valle d’Aosta. Si tratta del settore che fa registrare i numeri più alti tra gli acquisti in rete degli italiani che invece un decennio fa erano più orientati al mondo dell’elettronica (circa il 30% infatti comprava in internet componenti elettronici, tra hardware e attrezzature hi tech). Il dato emerge da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Istat. Le donne battono gli uomini, rispettivamente il 41,7% contro il 33,7%. Le fashion addicted più orientate allo shopping in rete sono le ragazze con meno di 24 anni: più del 51% acquista attraverso e-commerce o app dedicate, abiti o accessori di moda. “Se si considerano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione impiegate dalle imprese italiane con almeno 10 addetti, nel 2016 circa 1 attività su 4 attiva nel comparto delle industrie tessili, dell’abbigliamento, e della confezione di articoli in pelle e simili dichiara di utilizzare almeno un social media nella propria azienda, principalmente per sviluppare l’immagine dell’impresa o del prodotto”, si legge nello studio. La comunicazione attraverso social network nel comparto della manifattura tessile risulta in crescita rispetto a tre anni fa: nel 2013 le imprese di “confezione” che utilizzavano almeno un “social” erano il 20,2% del totale contro il 24,9% del 2016.

“Se la rete unifica, la ridda di informazioni false, non verificate o soltanto verosimili, divide. Tuttavia, la post-verita’ puo’ anche essere una provocazione a cercare la verita’, che san Tommaso definiva come corrispondenza tra realta’ e intelletto”. Cosi’ l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. “Noi abbiamo tutte le forze, se viviamo insieme, per attraversare in modo costruttivo questa epoca senza giudicare in maniera irrimediabile questa fase che stiamo vivendo. Non dobbiamo avere paura, se rimettiamo in piedi il soggetto”, ha aggiunto il cardinale, intervenendo all’annuale incontro coi giornalisti, organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Milano e l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) in occasione del patrono San Francesco di Sales. Scola – si legge in una nota – ha dialogato sul tema ‘Vero, verosimile, post-verita” con Daria Bignardi (direttore RaiTre), Carlo Verdelli (direttore dimissionario dell’informazione Rai) e Massimo Bernardini (autore e conduttore di ‘TvTalk’ su RaiTre) davanti a 400 giornalisti presenti all’incontro.

“Non possiamo che rallegrarci per l’iniziativa di Unar e del ministro Orlando che di fatto riapre un dibattito che la politica attraversa purtroppo in maniera ancora discontinua, perciò inefficace”. Con queste parole Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, commenta l’incontro che si è svolto questa mattina alla sede del ministero della Giustizia a Roma, promosso da Unar e dal ministro Andrea Orlando con numerose associazioni attive nel contrasto alle discriminazioni, per avviare una discussione e azioni comuni di contrasto al cosiddetto hate speech online, ovvero alle incitazioni all’odio che inquinano social media e web. “Per quanto riguarda le persone lgbti – spiega Piazzoni -, non possiamo non sottolineare il permanere dell’assenza di una legge che definisca aggravanti per i crimini e le parole d’odio commesse nei loro confronti: la legge contro l’omotransfobia giace, in una formulazione ambigua e insufficiente, alla commissione giustizia del Senato da più di mille giorni e non sembrano essere in campo proposte alternative per riaprire quella discussione. Quella legge resta un nodo urgente, perché rappresenta il presupposto giuridico e culturale per qualsiasi azione voglia essere messa in campo. Bene allora l’incontro di oggi, che riaccende i riflettori sul tema, ma crediamo che vada sottolineato nelle premesse che questo percorso ha bisogno che il Parlamento faccia con urgenza la sua parte”. “Con piacere abbiamo accolto l’invito delle istituzioni a collaborare per la messa in campo concreta di azioni di prevenzione e contrasto del fenomeno dell’hate speech, in particolare quello che imperversa sulla rete: le persone lgbti sono tra i bersagli privilegiati di molti dei fenomeni già codificati, come il cyberbullismo o il cyberstalking”, continua Piazzoni.