Il settore energetico iraniano sta assistendo ad una vera e propria espansione dopo l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare iraniano nel gennaio 2016. L’intesa, raggiunta nel luglio 2015, e’ considerata uno dei grandi successi diplomatici dell’amministrazione del presidente Hassan Rohani e della sua visione “pragmatica” della politica estera iraniana, nettamente differente da quella del suo predecessore Mahmoud Ahmadinejad. In queste settimane diversi funzionari iraniani, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 19 maggio, hanno descritto i primi risultati dell’accordo sul nucleare e della relativa cancellazione delle sanzioni, cercando di sfatare i dubbi e le critiche espresse dalle frange piu’ conservatrici della politica iraniana, fortemente contrarie alle aperture di Rohani, il quale si e’ ricandidato per un secondo mandato. Il vice presidente della Compagnia nazionale iraniana per le perforazioni (National Iranian Drilling Company, Nidc), Mohammad Reza Takaydi, ha dichiarato che vari paesi stranieri, tra cui Stati europei, hanno espresso interesse ai progetti riguardanti il settore del petrolio e del gas dopo l’entrata in vigore nel gennaio del 2016 dell’accordo sul nucleare iraniano firmato nel luglio 2015 a Vienna dai delegati di Teheran e dai rappresentanti dei paesi del gruppo 5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti piu’ la Germania). Intervistato dall’agenzia di stampa “Irna”, Takaydi, ha dichiarato: “Durante l’epoca delle sanzioni abbiamo subito alcuni problemi tecnici, la mancanza di connessione ai paesi avanzati occidentali e problemi nell’approvvigionamento di attrezzature. Tuttavia dopo l’entrata in vigore del Piano globale d’azione congiunto (Jcpoa) siamo riusciti ad instaurare contatti diretti con le imprese occidentali, giungendo fino ad un accordo diretto con una societa’ scozzese”.