Sapori

Grande festa a Catania per il cibo di strada  dal 17 al 20 maggio. Oltre 30 street fooder provenienti da tutto il mondo proporranno al pubblico, in occasione dello Street Food Fest, le migliori ricette della cucina popolare all’interno del villaggio gastronomico che si snoderà lungo via Etnea, da Villa Bellini fino ai Quattro Canti.Una giuria di esperti premierà la migliore ricetta di cibo di strada.
Ricco e variegato il menu: panelle, fritto di pesce, carne, la cucina delle varie etnie verrà proposta dentro una cornice ricca di musica e spettacoli.
Questi gli orari di apertura del Catania Street Food Fest: Giovedì 17 e Venerdì 18: dalle 17 fino a tarda sera; Sabato 19 e Domenica 20: dalle 11. 00 fino a tarda sera. L’evento è organizzato dalla società AdMeridiem con il patrocinio del comune di Catania, dell’Università degli Studi di Catania e Ferrovia circumetnea. Anche a Palermo negli anni passati è stato celebrato il cibo da passeggio, testimone di una cultura millenaria che unisce i popoli.

Arriva l’etichetta di origine obbligatoria, che salva la pummarola Made in Italy dall’inganno dei prodotti spacciati come italiani. Lo afferma la Coldiretti che annuncia la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
“Il decreto – spiega la Coldiretti – prevede che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture: Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE”.
Si tratta di “una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva la Coldiretti – sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che – denuncia la Coldiretti – dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”.
I derivati del pomodoro sono il condimento piu’ apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti.

Per quasi 6 italiani su 10 (58%) la pasta e’ il vero simbolo del Made in Italy nel mondo, seguita dall’olio extravergine d’oliva (19%) e dal vino (18%). Emerge da un sondaggio Coldiretti/Ixe’ lanciato in occasione del Pasta Day organizzato a Roma all’Hotel Ergifeper celebrare l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali sull’indicazione dell’origine obbligatoria del riso e del grano per la pasta in etichetta pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Gli italiani sono i maggiori consumatori di pasta con 23,5 kg a testa – prosegue Coldiretti – davanti a Tunisia (16 kg), Venezuela (12 kg), Grecia (11,2 kg), Svizzera (9,2), Usa e Argentina (8,8 kg), tallonati da Iran e Cile (8,5 kg) e Russia (7,8 kg).
Non e’ un caso – precisa – che l’80% degli italiani mangia pasta o pane almeno una volta al giorno. Per quanto riguarda la qualita’ – secondo Coldiretti – la tendenza e’ verso la pasta con grani 100% italiani e con un’immagine di forte legame ai territori di origine. Una tendenza – spiega l’associazione – che ha portato al prepotente ritorno dei grani nazionali antichi. Una opportunita’ resa possibile da un milione e 350mila ettari di coltivazioni di grano duro con un raccolto che – precisa la Coldiretti – quest’anno sfiorera’ i 4 miliardi e 300 milioni di chili concentrato nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% del totale nazionale. Nel mondo – evidenzia la Coldiretti – l’Italia conserva il primato sulla produzione di pasta con 3,2 milioni di tonnellate all’anno davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia. Ma e’ proprio sui mercati mondiali che si avvertono i primi campanelli di allarme visto che, in controtendenza rispetto all’andamento del Made in Italy all’estero che ha superato la storica cifra di 41 miliardi di euro, si riducono invece le esportazioni italiane di pasta che nel 2017 hanno fatto segnare un preoccupante calo in valore del 4% (proiezioni Coldiretti su dati Istat). Si tratta – sottolinea la Coldiretti – degli effetti della rapida moltiplicazione di impianti di produzione all’estero, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Francia alla Russia, dalla Grecia alla Turchia, dalla Germania alla Svezia.
Il settore infatti – aggiunge – sta affrontando i pesanti effetti della delocalizzazione che dopo aver colpito la coltivazione del grano sta adesso interessando la trasformazione industriale con pesanti conseguenze economiche ed occupazionali.

Modica celebra dall’8 al 10 dicembre il cioccolato. Il prodotto più famoso della cittadina siciliana, sarà protagonista nel prossimo fine settimana con la manifestazione ChocoModica 2017. Sapori arte, musica, cultura e iniziative di solidarietà: ricco il programma che sarà offerto al pubblico. L’inaugurazione della kermesse si terrà giovedì 7 dicembre alle 11.00 in Piazza Matteotti, nella sede di ChocoLab – La Fabbrica di Cioccolato (dalla fava di cacao alla barretta).

La frutta di martorana è un tipico dolce siciliano che si prepara per la festività dei defunti a novembre

E’ realizzata con pasta di mandorle dolci, albume d’uovo e zucchero. Detta anche pasta reale, riproduce nelle forme e nei colori i prodotti della tavola come frutta, ortaggi, pesci e altri cibi che si tramutano in dolcetti di marzapane secondo la creatività del pasticcere.
Il nome martorana, di origine araba (mauthaban), indicava una moneta, poi una unità di misura e probabilmente il contenitore del marzapane.
La diffusione di questi dolci parte da Palermo, dal monastero della Martorana o Santa Maria dell’Ammiraglio fondata sotto il re Ruggiero nel 1143.
Le suore del convento preparavano i dolci in occasione della ricorrenza dei Santi e dei defunti nei primi giorni di novembre; questa fusione di dolcezza e colori in breve tempo venne apprezzata dalle famiglie che si recavano la domenica alla messa e, col tempo, incantò altre tavole imbandite fuori dalla Sicilia.
La frutta di martorana oggi è diffusa in altre regioni italiane e, all’estero, soprattutto in Francia.

Gli amanti del parmigiano reggiano si ritroveranno uniti idealmente in una notte per festeggiare il celebre formaggio Dop. Sabato 11 novembre torna la Parmigiano Reggiano Night: da Aosta a Bari, da Gorizia a Palermo, oltre 400 ristoranti in tutta Italia sono pronti per dedicare una grande serata alla cucina e ai palati che prediligono il gusto e le tradizioni.

<<Una sola serata – si legge nella nota stampa del Consorzio Parmigiano Reggiano – per celebrare il gusto unico del Re dei formaggi declinato da oltre 400 chef in tutta Italia che organizzeranno una festa a tema Parmigiano Reggiano>>.

Per partecipare basta visitare il sito e www.night.parmigianoreggiano.com e seguire tutte le procedure. Chi vorrà, potrà condividere su Facebook, Twitter e Instagram le foto della serata utilizzando l’hashtag #PRnight2017. <<Le foto più simpatiche – annuncia il comunicato – verranno pubblicate sulla pagina Facebook del Consorzio>>.

Il Parmigiano Reggiano è un formaggio Dop che richiede 550 litri di latte per realizzare ogni forma e l’impegno costante di allevatori e maestri casari secondo una tradizione che risale a 9 secoli fa.
L’assaggio del celebre formaggio, come sanno bene gli amanti del buon gusto, richiede un adeguato addestramento di vista, udito, olfatto, gusto e tatto. (Immagine: www.parmigianoreggiano.it)

Roccapalumba: 11 e 12 novembre villaggio enogastronomico dedicato all’autunno

Dalle stigliole al dolce: Roccapalumba celebra il cibo di strada con la Festa d’Autunno che si svolgerà sabato 11 e domenica 12 novembre. Due giorni dedicati al cibo tradizionale, che si potranno trascorrere in un vero e proprio villaggio enogastronomico allestito nel comune che si trova in provincia di Palermo, immerso nella natura tra la catena dei Monti Sicani e quella delle Madonie.

Roccapalumba, conosciuto per i suoi celebri fichidindia, renderà omaggio ai prodotti tipici della stagione autunnale offrendo anche l pubblico l’opportunità di conoscere il patrimonio culturale e le tradizioni contadine tramandate fino ai giorni nostri.

Festa d’Autunno: il programma

Il programma della Festa d’Autunno metterà al centro infatti i sapori della stagione promuovendo anche lo sviluppo delle aree rurali e il turismo sostenibile. Ad attendere i visitatori un menù ricco e variegato: zuppe, funghi, lumache, porchetta, salsiccia, milza e stigliole, tutto rigorosamente locale, castagne, ma anche dolci, prodotti tipici della tradizione, fichidindia, vino e birre artigianali, formaggi, conserve, olio e tanto altro.

Gli stand saranno aperti al pubblico il sabato e la domenica dal mattino. Nelle vie del centro contigue al villaggio gastronomico, saranno esposti prodotti di artigianato artistico e della tradizione locale.

In programma ci sono anche escursioni guidate alla scoperta degli antichi casali del feudo Fiaccati, spettacoli, raduni motociclistici, gare sportive.  All’interno della Festa d’Autunno sarà presentato il libro “Gustologia” di Patrizio Roversi e Martino Ragusa, conduttori e autori della trasmissione di Rai 1 “Linea Verde”.

Sabato 11 novembre dalle 21 la visita agli stand sarà animata da un Dj Set dal titolo “Solstizio d’Autunno”, mentre domenica si terrà lo spettacolo di musica siciliana “La Memoria delle Emozioni”. Un contest tra le associazioni locali per la realizzazione dello Spaventapasseri più bello, renderà ancora più interessante la scenografia degli allestimenti.

Dove andare: Musei, Casali, Osservatorio Astronomico

Durante la manifestazione sarà possibile visitare: Museo del Territorio – Mostra permanente di Origami – Museo sulla Civiltà dal Ferroviere in Sicilia – Planetario – Osservatorio Astronomico – Mulino Fiaccati (Sabato e Domenica mattina) – Cammino dei Casali del Feudo Fiaccati (Domenica Mattina) – La Stanza della Geologia, contenente uno dei più grandi diorami in 3D d’Italia dedicati al Giurassico.

Gli uffici di Bruxelles hanno approvato il regolamento ed espresso parere favorevole sulla procedura di utilizzo del marchio ‘QS – Qualità Sicura Garantito dalla Regione Siciliana‘. Qualità Sicura’ è un marchio europeo, garantito dalla Regione siciliana che punta a valorizzare i prodotti con un elevato standard qualitativo, informare i consumatori sulle caratteristiche dei prodotti agroalimentari e sostenere il marketing delle aziende che scelgono di aderire al regime di certificazione della qualità.
“Si tratta di una grande conquista per il nostro settore agroalimentare che permetterà di rafforzare la filiera della qualità – dice l’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici – Nelle prossime settimane verranno notificate a Bruxelles le linee guida per la stesura dei disciplinari e le prime 3 proposte di disciplinare di produzione elaborate in collaborazione con i consorzi di ricerca: Corfilcarni (carni bovine), Consorzio di Ricerca Gian Piero Ballatore (grano), Corfilac (latte e formaggi). In elaborazione anche il progetto di disciplinare di produzione sulla filiera ittica – conclude l’assessore regionale all’Agricoltura. Ogni filiera dell’agroalimentare interessata ad avviare un sistema di certificazione, potrà promuovere un proprio disciplinare di produzione nell’ambito di questo regime di qualità”.
La procedura di riconoscimento del marchio è stata predisposta dal Dipartimento Agricoltura – Area 5 ‘Brand Sicilia e Marketing Territoriale’.
Il sistema ‘Qualità Sicura’ si rivolge a tutti i produttori dell’Unione Europea che intendono rispettare parametri superiori a quelli minimi stabiliti dalle norme in vigore su benessere animale, sostenibilità ambientale, riduzione di fitofarmaci e qualità intrinseca dei prodotti, favorendo la tracciabilità delle produzioni agricole e zootecniche mediante la stesura di progetti di disciplinare che garantiscano il miglioramento degli standard di sicurezza alimentare.

Chiude domani a Palermo la nona edizione dello Sherbeth, il Festival Internazionale del Gelato Artigianale che da venerdì anima il centro storico dal teatro Massimo a piazza Bologni, passando per il suo head quarter, piazza Francesco Procopio Cutò, all’interno dell’Area Quaroni di via Maqueda.
Sorbetti, granite e oltre 50 gusti di gelato preparati da 45 maestri gelatieri provenienti da tutto il mondo, dal Messico al Portogallo, dal Giappone alla Spagna hanno deliziato i palati di tantissimi turisti e cittadini alla ricerca del gusto e della qualità.
Quest’anno a piazza Bologni la novità, una nuova area gourmet, con proposte gastronomiche – dall’hamburger di asina al cous cous, dal pad thai al tonno fresco – abbinate a gusti di gelato salato – dal gelato alla birra a quello al mojito – pensate e ideate dal maestro gelatiere Antonio Mezzalira e dalla maestra Ida Di Biagio.

I grani antichi, e gli effetti che quest’ultimi esercitano sul metabolismo corporeo, sono sempre di più al centro del dibattito sulle scienze alimentari. Un tema che tocca aspetti sia scientifici che culturali, e su cui si è fatto il punto a Palermo nel corso del convegno “Grani Antichi, i cerali nella sindrome metabolica: focus su ipersensibilità al glutine”, organizzato  dall’Ordine dei Medici della Provincia di Palermo con il coordinamento scientifico di Antonio Carroccio (direttore U.O.C. medicina interna dell’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca), Giuseppe Disclafani (area Gastroenterologia Nazionale Simg) e Giuseppe Russo (biologo Ricercatore Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore di Palermo).
Al centro degli interventi, gli studi sull’effettivo valore salutistico e nutrizionale dei “grani antichi”, tipologie di cereali già diffuse in Italia prima della “rivoluzione verde” degli anni 40-70 e la cui riscoperta, da alcuni anni a questa parte, è sempre più premiata da varie fasce di consumatori che li preferiscono sia sotto il profilo economico che sotto quello del benessere fisico.
In molti, infatti, pur non soffrendo di patologie come la celiachia, accusano una variegata gamma di infiammazioni riconducibili, spesso, a delle scorrette abitudini alimentari. Ma il bombardamento di informazioni su queste problematiche, soprattutto dalla rete, a cui si è oggi esposti, spesso provoca più danni che benefici, portando a escludere del tutto i cereali dalla propria dieta.
“Oggi, una dieta totalmente priva di glutine anche in soggetti non ipersensibili, più che una necessità, è diventata una moda – ha spiegato la dottoressa Anna Sapone, del Massachusetts General Hospital Boston – molte celebrità, raccontano delle loro diete particolari e dei benefici che ne riscontrano: il tennista Novak Djokovic, per esempio, ha anche scritto un libro in proposito, e le persone comuni finiscono per emularli”.
Al contrario, la ricerca mostra come il glutine contenga tutta una serie di proteine importantissime per il nostro organismo, e di cui sono ricchi proprio i “grani antichi”, che vanno a rafforzare ulteriormente la posizione di assoluta centralità della Dieta Mediterranea come migliore soluzione alimentare possibile.
“Dieta Mediterranea significa ritorno alle nostre origini, e quindi tempo da dedicare al proprio benessere – ha spiegato Alessio Fasano, anche lui del Massachusetts General Hospital Boston – è una battaglia innanzitutto culturale: oggi, l’abitudine è sempre più quella di delegare a qualcun altro, ma il nostro scopo finale non deve essere quello di vivere più a lungo, bensì di vivere più a lungo in salute. Si tratta di acquisire un patrimonio di conoscenze di cui i depositari non possiamo essere soltanto noi studiosi e medici, ma che deve appartenere innanzitutto al destinatario finale, il consumatore.
“In Sicilia – ha sottolineato in proposito il biologo Giuseppe Russo – abbiamo finalmente applicato una normativa esistente, riattivando il fondamentale processo di certificazione della filiera produttiva dei “grani antichi”: chi acquisita, così, sa esattamente cosa sta comprando, da dove proviene e che processi produttivi ha attraversato. “Tuttavia – ha commentato Claudia Miceli, Responsabile per la Sicilia del servizio di certificazione nazionale delle sementi – si registrano a oggi soltanto 20 ettari certificati a “grani antichi” in tutta la campagna agraria siciliana, con la prospettiva che vengano aumentati fino a 60 nel corso del 2018″.
Infine, tra le varie tesi scientifiche analizzate dai relatori, sono state messe in evidenza quelle che analizzino come molte varietà “antiche” di grano registrino un glutine privo di frammenti tossici, i quali sono coinvolti sia nella risposta celiaca che nei processi delle intolleranze. “Questa affermazione –  ha concluso lo stesso Russo – è stata automaticamente estesa alle varietà locali siciliane sulle quali, sebbene sia ipotizzabile la stessa caratteristica, non possediamo ancora dati oggettivi e studi definitivi che consentano di misurare la migliore tolleranza da parte dei soggetti che manifestano la cosiddetta sensibilità al glutine, ovvero la gluten sensitivity”.