Brunetta

“Sentendo le parole di Padoan a Cernobbio mi sono messo a ridere: spudorato e faccia di bronzo”. Cosi’ Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a Radio Cusano Campus. “Padoan lascia un’Italia con il record del debito- ripete Brunetta- lascia un’Italia incapace di ridurre il deficit, lascia un’Italia con il record di disoccupazione giovanile, lascia un’Italia con un livello di disoccupazione generale di 2-3 punti piu’ alto della media europea. Padoan lascia l’Italia fanalino di coda della crescita in Europa, quando la crescita sta toccando praticamente tutti i nostri partner, basti vedere la Spagna e non solo. Padoan lascia un’Italia isolata in Europa, il ricordo di Renzi e’ ancora cocente nelle cancellerie europee, lascia un’Italia che non conta assolutamente nulla nei quadranti geopolitici internazionali, lascia un’Italia distrutta nel suo sistema bancario, lascia un’Italia con pochissima credibilita’ del suo Ministero dell’Economia e delle finanze”. Secondo Brunetta “queste sono le macerie di Padoan, Renzi, Gentiloni. Non capisco dove il ministro dell’Economia trovi la positivita’ in tutto questo. L’unico elemento positivo in questi anni si chiama Mario Draghi, con la sua politica del quantitative easing, Mario Draghi che abbiamo indicato noi, il governo Berlusconi, alla Bce. La crescita dell’Europa e’ dovuta all’immissione di liquidita’ da parte della Bce, immissione di liquidita’ della quale l’Italia e’ incapace di approfittare proprio per le politiche economiche sbagliate di Renzi, Gentiloni, Padoan. L’eredita’ positiva- conclude Brunetta- francamente non la vedo”.

“Tutti i sondaggi a livello nazionale danno il centrodestra unito al primo posto, fra il 32 e 35 per cento. Per cui ci stiamo avvicinando alla soglia che fa scattare il premio di maggioranza con la legge esistente. Si vince comunque, con il Consultellum, con il modello tedesco, con il Mattarellum…”. Cosi’ Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista ad “Avvenire”. Ma con il Consulettum serve comunque il 40%. Non avreste l’autosufficienza. “E chi l’ha detto? Un rassemblement unico che mettesse gli avversari a 5 punti di distanza, farebbe scattare la psicologia del voto utile cosi’ da farci raggiungere il 40% e quindi il premio di maggioranza. La contesa si polarizzerebbe fra la nostra proposta politica e quella dell’antipolitica, con il Pd di Renzi condannato all’irrilevanza”. No quindi a una Forza Italia che va da sola per la sua strada e sceglie dopo gli alleati? “Questa opzione politica non c’e’ mai stata. Abbiamo fatto le amministrative uniti, governiamo insieme tre grandi regioni (Veneto, Lombardia e Liguria) decine di grandi comuni: la coalizione di centrodestra unita e’ sempre la stessa dal 1994. Il gioco a dividere era quello di Renzi, ma non ha funzionato. Non ha sfondato al centro, ha una scissione a sinistra e un partito dilaniato. Come potra’ presentarsi come il catalizzatore politico quando e’ stato lui il diavolo divisore? Berlusconi invece aggrega, e vince su tutta la linea: anche Minniti in Libia riprende dopo 10 anni la sua politica”. Il leader va scelto prima? “Il leader, come sempre, lo decidera’ il voto. E come sempre sara’ Forza Italia a svolgere il ruolo di catalizzatore”. 

“Noi abbiamo il vento della storia politica di questa fase che soffia a nostro favore. Nei sondaggi siamo 10 punti avanti al Pd e 8 punti davanti ai 5 Stelle. Ma se non avremo la maggioranza assoluta dei seggi a quel punto la Grosse Koalition non dovrebbe essere solo tra Forza Italia e Renzi (anche perché non avrebbe i voti necessarie non avrebbe senso), ma deve coinvolgere tutto il centrodestra”. Lo dice Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista al “Quotidiano Nazionale”, aggiungendo che “Non possiamo ripetere gli errori dei governi Monti e Letta quando lasciammo alla Lega l’egemonia dell’opposizione”.
Per il presidente dei forzisti a Montecitorio: “È giunta l’ora di mettere fine a una lunga transizione iniziata nel ’94 con l’avvento della seconda Repubblica. Serve un nuovo assetto, un nuovo modello: subito dopo la vittoria alle politiche dovremo creare un nuovo grande unico movimento, un rassemblement repubblicano”. Brunetta pensa ad “un soggetto politico con regole comuni scritte da una costituente e con una classe dirigente unitaria che ii riconosca negli stessi valori di Italia, Europa e Occidente. Un soggetto con tutte le anime presenti da sempre nel centrodestra, in cui ciascuno manterrà la propria sensibilità politica”.

“Il governo appare in grave stato confusionale e di incertezza sulla previdenza. L’intervista del viceministro Morando di oggi coniugata alle indiscrezioni sull’ennesimo bonus, questa volta di 40 euro per i pensionati – una forma di acquisizione del consenso basata su mance elettorali, ormai tradizione dei governi Renzi-Gentiloni – testimoniano l’ennesimo imbroglio sulle pensioni”. Così su Facebook Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.
“Il governo – continua – da un lato sostiene di non volere fare nessuna riforma strutturale del sistema previdenziale, variabile fondamentale per la sostenibilita’ dei conti pubblici, dall’altro si affretta ad annunciare una serie di misure temporanee di deroga – implicita o esplicita – allo stesso; dalla decontribuzione, alle varie Ape, alle donne, alla pensione di garanzia per i giovani, infine, adesso, ad un bonus di 40 euro. Una serie di imbrogli consapevoli. Si dimentica, infatti, che la decontribuzione temporanea per i giovani non fa altro che spostare sulla fiscalita’ generale il peso dei mancati contributi dovuti – ed infatti crea la necessita’ di una spesa di 2/4 miliardi -, diminuisce la percezione tra cio’ che io verso e cio’ che ricevo, rischia di aprire un pericoloso conflitto generazionale tra giovani assunti con incentivi e adulti che costeranno di piu’, provocando quindi non l’allargamento della base occupazionale ma solo un effetto di sostituzione, peraltro temporaneo. D’altra parte al termine di questa decontribuzione temporanea il prossimo governo si trovera’ a gestire una decontribuzione permanente, sempre solo sui giovani; e come saranno allora le pensioni di questi se non sara’ aiutata la pensione complementare con norme piu’ facili, costi piu’ bassi e diffusione maggiore? E’ chiaro dunque lo scasso immediato e quello potenziale del sistema”. Osserva Brunetta: “Insomma, le parole del viceministro Morando o sono in malafede o nascono dalla non conoscenza del sistema pensionistico italiano. Poiche’ non vogliamo pensare alla seconda ipotesi, esse messe con le altre posizioni del governo e del partito di Renzi fanno emergere la volonta’ di imbrogliare ancora una volta gli italiani su un tema cosi’ delicato sia per la sostenibilita’ dei conti pubblici sia per la condizione dei pensionati presenti e futuri”.

“La prima rivalutazione” del lavoro svolto a L’Aquila “l’hanno fatta i cittadini, eleggendo un bravissimo sindaco di centrodestra, ma nel tempo tutti stanno riconoscendo l’enormita’ del lavoro fatto. Il problema e’ che nel frattempo e’ stata azzerata la genialita’ e la capacita’ di leadership di Bertolaso e si e’ lasciata una Protezione Civile distrutta e acefala. É stata smontata la catena di comando. Si e’ proceduto con il commissariamento da parte di Errani per fini politici con risultati pessimi, il tutto in un’ottica burocratica di interessi economici e di potere”. Cosi’ Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a ‘Il Giornale’. “Si e’ molto parlato di chi rideva al telefono nel 2009, atteggiamento giustamente criminalizzato. Ma nessuno ha mai parlato dello spaventoso conflitto di interessi tra il sistema delle cooperative rosse, il Pd, l’associazionismo di sinistra: forse non ridevano, ma sono penetrati in tutti i gangli delle commesse, tra terremoto ed emergenza migranti”. La gestione in deroga fu la grande accusa al modello de L’Aquila. “Il primo obiettivo deve essere rispondere ai bisogni delle persone e con le deroghe si fa questo. Inoltre negli esiti finali delle famose inchieste troviamo sorprese e pugni di mosche. Come il processo agli scienziati che non avevano previsto il terremoto che ci ha ridicolizzato in tutto il mondo. Di fronte al deserto burocratico e agli imbrogli lessicali di Renzi e Gentiloni mi viene da scappare via, mentre con Bertolaso mi sentivo sicuro. Il tempo, fortunatamente, e’ galantuomo”. Il modello L’Aquila avrebbe potuto funzionare ad Amatrice? “Nessuno ha la bacchetta magica, ma al confronto quella de L’Aquila fu una pagina di straordinaria etica politica e io dico: ridateci Berlusconi, ridateci Gianni Letta, ridateci Bertolaso e la sua Protezione Civile”.

“Il ministro Padoan ha ammesso che le risorse per la prossima Legge di Bilancio 2018 saranno ‘molto limitate’. Siamo lieti di leggere che il ministro sembra finalmente riconoscere lo stato di calamita’ nel quale versa il bilancio dello Stato, dopo che per anni e’ andato avanti ad illudere gli italiani facendo credere che i soldi per finanziare la lista delle promesse scritte nel Documento di Finanza Pubblica cadessero come la manna dal cielo. Noi correggiamo il ministro Padoan dicendo che le risorse a disposizione non sono ‘molto limitate’ ma non ci sono proprio”. Cosi’ il capogruppo Fi Renato Brunetta. “Per eliminare le clausole di salvaguardia sull’aumento delle aliquote Iva – scrive – mantenere tutte le promesse sul taglio del cuneo fiscale, il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, riempire i buchi di bilancio creatisi nel 2017 per via del fallimento delle misure di contrasto all’evasione fiscale, voluntary disclosure in primis, e delle mancate privatizzazioni (5 miliardi di euro solo nel 2017), nonche’ sostenere le spese militari per le quali siamo gia’ impegnati, occorrerebbe infatti una manovra da 35-40 miliardi di euro. Soldi di cui il Tesoro non dispone nella maniera piu’ assoluta. Cosi’, il nostro ministro Padoan chiedera’ di nuovo al commissario Moscovici l’ennesimo sconto sul deficit che questa volta pero’ difficilmente gli verra’ concesso”.

“Il decreto cosiddetto Mezzogiorno, sul quale il governo Renzi-Gentiloni ha posto l’ennesima fiducia, e’ costituto da una serie di marchette che nulla hanno a che vedere con una strategia seria e sostenibile per il rilancio del Sud del Paese”. Così su Facebook Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. “L’articolo 2, in teoria, servirebbe a favorire il ricambio generazionale e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura nelle regioni del Mezzogiorno. Cio’ avviene estendendo la misura ‘Resto al Sud’ alle imprese agricole, mediante una specifica destinazione di 50 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) e creando cosi’ le condizioni per erogare un novero piu’ ampio di servizi a favore dei consorziati, anche di natura creditizia. Si evidenzia, pero’, una evidente estraneita’ di materia di intervento nei confronti dei consorzi e soprattutto si continuano a proporre interventi spot sui consorzi agrari, senza un disegno organico di riordino del settore destinatario da sempre di notevoli risorse pubbliche”.

Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia sostiene che: “La Legge di Bilancio del prossimo ottobre parte gia’ con un buco da almeno 8 miliardi di euro per effetto delle errate previsioni del Tesoro sul gettito della ‘voluntary disclosure’, dell’APE, della inesistente azione di spending review e delle mancate privatizzazioni”. Il capogruppo di Fi alla Camera passa in rassegna le voci che a parer suo destano preoccupazione. Facendo un esame di tutti i mancati introiti o di quelli sottovalutati, per Brunetta si arriva ad un”totale che si attesta fra i 30 e i 35, certamente non nelle disponibilita’ del governo”. “Sulla ‘voluntary disclosure’, – dichiara – il Ministero dell’Economia aveva quantificato entrate per 1,6 miliardi, prevedendo 27mila domande da parte dei contribuenti che avrebbero dovuto riportare in Italia i capitali detenuti all’estero. Ebbene, stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, a soli 15 giorni dalla chiusura del termine per la presentazione delle domande, il numero di istanze presentate ammonta soltanto a 6mila. Avanti di questo passo, il flop costera’ piu’ di 1 miliardo”. Per Brunetta anche “sul fronte dell’APE si sta aprendo uno scenario catastrofico, con un buco da 2 miliardi di euro che si creera’ se il Tesoro non coprira’ al piu’ presto il cumulo contributivo previsto dalla Legge di Stabilita’ per i professionisti che vantano contributi a gestioni previdenziali oltre che all’Inps”. E ci sarebbe anche “il buco generato dalle mancate privatizzazioni, che, come indicato nel DEF 2017, avrebbero dovuto garantire entrate pari allo 0,3% del Pil (circa 5 miliardi l’anno) nel quadriennio 2017-2020. Invece, i proventi, fino a questo momento, sono stati pari a zero”.

“Non basta porre il veto sul Fiscal compact, e non credo neppure che Gentiloni avra’ la forza per farlo. Bisogna tornare allo spirito della Maastricht di Guido Carli, non solo per 5 anni, ed eliminare tutti gli accordi successivi voluti dalla Germania che hanno irrigidito il sistema e scavato un fossato tra i paesi del Nord e del Sud Europa”. Cosi’ Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, a “La Stampa”. “Per fare tutto questo Renzi non e’ credibile, perche’ nei suoi 1.000 giorni di governo il debito e’ aumentato, nonostante i ripetuti sconti arrivati da Bruxelles”, ha sottolineato.

“L’Inps ha poco più di 28mila dipendenti distribuiti sul territorio nazionale in modo disorganico. Le sedi sono al collasso, le giacenze di produzione aumentano in maniera esponenziale e con conseguenti disservizi. Parte del patrimonio immobiliare non è censito ed è lasciato allo sbando, manca una seria politica di gestione dello stesso. Basti pensare che solo nel Lazio circa 800 immobili sono occupati abusivamente e l’Inps incassa appena il 10% dei costi complessivi di gestione”. Lo scrive su Facebook Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. “La razionalizzazione immobiliare di tipo strumentale – aggiunge – è ancora al palo, la riorganizzazione delle funzioni una bufala. I dirigenti apicali sono sempre gli stessi, i posti vengono assegnati senza criteri meritocratici. Tito Boeri si sta rivelando un cattivo presidente. Ha avviato una sperimentazione territoriale creando megastrutture territoriali in Lazio, Lombardia e Campania, con duplicazioni di funzioni e costi che alla luce dei primi risultati si stanno dimostrando un fallimento”.