Italia

“Torino Torino la bella città, si mangia si beve e bene si sta!”: questa era una filastrocca recitata dai bambini pugliesi e calabresi alla fine degli anni ’50 e dà la misura del potere di attrazione della città industriale. Il fenomeno delle migrazioni interne rappresenta una delle conseguenze più rilevanti della crescita industriale e a questo fenomeno è dedicato “L’Italia della Repubblica”, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 20 settembre alle 13.05 su Rai3.
Dal 1951 al 1960 oltre due milioni di persone abbandonano il Mezzogiorno per trasferirsi nelle città del nord o all’estero. Si viaggia a bordo del treno del sole, il simbolo di quei viaggi che hanno unito il nord al sud dell’Italia. Si parte dalla Puglia, dalla Sicilia, dalla Campania, ma anche il settentrione ha i suoi emigranti. Il Sud diventa il serbatoio di manodopera per il triangolo industriale. Gli effetti sono immediati: le campagne si spopolano e le città si riempiono con evidenti problemi di sovraffollamento e insufficienza dei servizi. Si parte con in tasca l’indirizzo di un compaesano che può ospitarti in attesa di trovare un lavoro. Si vive in pensioni, in locande, a volte in soffitte e l’integrazione non è facile. Spesso i “meridionali” sono guardati con diffidenza e ci vorrà del tempo perché l’integrazione avvenga.
Ernesto Olivero, intervistato da Michele Astori, spiega capire l’impatto dei movimenti migratori sulle città e sulle vite degli italiani che hanno raggiungo il nord negli anni ‘60. La puntata, introdotta da Paolo Mieli, si avvale del contributo degli storici Piero Bevilacqua  ed Emilio Franzina,  del demografo Antonio Golini e del giornalista e scrittore Goffredo Fofi.

“Romano Prodi e’ rispuntato fuori dopo l’estate e ha iniziato a dispensare consigli su ius soli, banche e debito pubblico. Forse il Professore e’ alla ricerca di qualche poltrona in vista delle elezioni? All’ex leader dell’Ulivo non e’ bastato governare l’Italia con il solo motto ‘tasse, tasse, tasse’, ora vuole dettare l’agenda di una politica che ha abbandonato da tempo. Prodi dice che sullo ius soli serve un lavoro pedagogico e che puo’ essere approvato dopo la finanziaria. Come al solito la sinistra elitaria non capisce le priorita’ del Paese e si candida a educare il mondo secondo le sue regole buoniste e radical chic. Poi affronta il tema banche e sostiene che una commissione d’indagine sulle crisi bancarie fara’ solo male al Paese. Vorrei ricordare al Professore che ‘Paese’ non e’ sinonimo di ‘Partito Democratico’ e che il partito che coincide con lo Stato c’e’ nei regimi totalitari, non in democrazia. Posizioni e contraddizioni che confermano l’abisso umano e politico tra lui e il presidente Berlusconi”. Lo afferma Daniela Santanche’

“In Germania sembra essersi allentato da tempo l’interesse per un investimento di relazione politica sull’Italia e nel nostro mondo politico si e’ allo stesso tempo ormai sviluppato un discorso anti tedesco che in forme diverse vede protagonisti tutti i leader delle principali forze politiche italiane attuali”. Lo ha detto a Pieve Tesino Enrico Letta nella sua ‘lectio magistralis’ organizzata dalla Fondazione trentina Alcide De Gasperi. “Molti stereotipi reciproci – ha aggiunto – sono purtroppo diventati centrali nei discorsi politici interni prevalenti nei due paesi e si e’ soprattutto affievolita la volonta’ di animare tentativi fruttuosi di dialogo”. “Alcune encomiabili iniziative esistono a livelli culturali ed economico. I presidenti della Repubblica, Napolitano prima e Mattarella ora – ha sottolineato Letta – hanno con i loro omologhi Gauck e Steinmeier intessuto una relazione importante e lo stesso lavoro dei due attuali governi in carica e’ senz’altro positivo, ma sembrano essere tutte spinte che finiscono per andare contro corrente. E la corrente e’ chiaramente quella che porta politici tedeschi in cerca di voti ad ammiccare al caos strutturale italiano e politici italiani ad additare l’egemonia tedesca come causa dei nostri problemi per lo stesso obiettivo, venato di evidente ispirazione populista, di un facile consenso basato sulla costruzione di un nemico esterno. E chi meglio, da noi, del tedesco dominante come facile immagina da vendere per coprire i propri problemi”.

Il Pil procapite della Corea del Sud dovrebbe superare quello italiano gia’ nel 2018. Lo anticipa l’agenzia sudcoreana Yonhap che cita le ultime previsioni di crescita del governo di Seul, secondo cui il Pil procapite dovrebbe incrementare a una quota di poco superiore ai 30mila dollari statunitensi. Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionali (Fmi) aggiornati all’ottobre 2016, e riportati dall’Ansa, la Corea del Sud si assestava al 29esimo posto con 27.633 dollari, e l’Italia al 27esimo posto con 30.294. Le ultime rilevazioni si basano sulle prospettive che l’espansione della quarta economia asiatica continui stabilmente, mentre la crescita in Italia rimanga pressoche’ invariata. Attualmente il Lussemburgo e’ il Paese con con il piu’ alto Pil procapite al mondo con 105.829 dollari, seguito dalla Svizzera ($79.578) e la Norvegia ($71,497). Il rapporto di Seul precisa che ogni variazione del Pil procapite viene influenzata non solo dalla crescita economica ma anche da altri fattori esterni, come le fluttuazioni delle valute e i cambiamenti demografici che possono aggiungere ricchezza o detrarre valore al dato finale.

“Nessun escluso” dai negoziati per la stabilizzazione e la pacificazione della Libia: alla vigilia del faccia a faccia a Parigi tra il presidente del consiglio presidenziale di Tripoli Fayez Sarraj e il comandante dell’esercito nazionale libico, Khalifa Haftar, la Francia tiene a rassicurare l’Italia smentendo di volerla scalzare dalla partita diplomatica della Libia. “I nostri amici e partner italiani sono strettamente coinvolti in questa iniziativa”, garantiscono fonti vicine al presidente Emmanuel Macron, interpellate dall’ANSA all’Eliseo. Dall’Italia, anche il premier Paolo Gentiloni e il ministro degli Esteri Angelino Alfano si vogliono costruttivi. La riunione di domani a Parigi? “Mi auguro che sia un contributo positivo”, risponde il presidente del consiglio, a chi chiede un commento sull’iniziativa francese a margine di una visita in Brianza. Per Alfano non ci sono dubbi. “Il fatto che il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian sia qui per la terza volta in un mese – dice aprendo la XII/a conferenza degli ambasciatori a Roma – e’ indicativo di quanto Italia e Francia operino in modo sinergico per la stabilita’ della Libia”. In un’intervista pubblicata su Repubblica, il sottosegretario alle Politiche Ue, Sandro Gozi – che con Macron ha rapporti di collaborazione molto stretti, iniziati ben prima che accedesse alla poltrona piu’ importante della Republique – si appellava alla Francia affinche’ non ripeta in Libia “gli errori commessi nel passato. E Macron – ha avvertito Gozi – deve essere inclusivo e prevedere un rapporto speciale con l’Italia”. La Francia “lavora” e intende continuare a “lavorare strettamente con l’Italia sull’insieme delle iniziative” riguardanti la Libia, ribattono all’Eliseo, sottolineando che l’appuntamento di domani non va considerato un'”iniziativa esclusiva” ma si iscrive nel quadro di “sforzi” intrapresi “negli ultimi mesi” da altri attori della comunita’ internazionale, a cominciare dall’Ue, l’Unione africana o, appunto, l’Italia. “Anche questa mattina – insistono a Parigi – abbiamo avuto scambi molto intensi con Roma”, oltre naturalmente a quelli con i libici “andati avanti per tutta la notte”. L’obiettivo e’ “associare tutti gli attori”, regionali e non, per giungere al massimo risultato e Parigi assicura di nutrire “molto rispetto per la forte relazione tra l’Italia e la Libia” mentre l’ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe Perrone, suggerisce di non “sacralizzare” l’incontro per non creare “aspettative eccessive”. Il faccia a faccia tra il capo del governo di accordo nazionale libico e l’antagonista della Cirenaica – il primo dopo quello del 2 maggio scorso ad Abu Dhabi – e’ previsto per le ore 16 nel castello di La Celle Saint Cloud, alle porte di Parigi, in presenza di Macron e del neo-inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salame’. Il pressing diplomatico del trentanovenne presidente di Francia comincera’ alle 15 con un primo colloquio a porte chiuse con Sarraj, a cui ne seguira’, alle 15:50, un secondo con Haftar, prima della riunione a quattro e la dichiarazione stampa alle 17:30. La crisi libica contiene due problemi ritenuti “prioritari” dal governo francese: la lotta alla minaccia terroristica e quella contro il traffico di migranti. “La sfida – spiegano all’Eliseo – e’ costruire uno Stato capace di rispondere ai bisogni fondamentali dei libici, dotato di un esercito regolare unificato sotto l’autorita’ del potere civile”, un passo considerato “necessario per il controllo del territorio libico”. La speranza a Parigi e’ che dal vertice di domani possa scaturire “una dichiarazione congiunta condivisa” dai due antagonisti sui “grandi principi di una transizione politica”. Per l’Eliseo “sarebbe gia’ un buon risultato”. Secondo fonti libiche, Sarraj e’ a Parigi gia’ da questa mattina.

Il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo le stime di crescita per l’Italia. Il pil italiano crescera’ quest’anno dell’1,3%, ovvero 0,5 punti percentuali in piu’ rispetto alle previsioni di aprile. Nel 2018 l’economia crescera’ dell’1,0%, ovvero +0,2 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. ”Le stime di crescita per il 2017 sono state riviste al rialzo per diversi paesi dell’area euro, incluse Francia, Germania, Italia e Spagna, per le quali la crescita nel primo trimestre 2017 e’ stata sopra le attese”. Il Fondo taglia le stime di crescita per gli Stati Uniti per il 2017 e il 2018, rivedendo allo stesso tempo al rialzo quelle per Eurolandia. L’area euro crescera’ quest’anno dell’1,9%, ovvero 0,2 punti percentuali in piu’ rispetto alle previsioni di aprile. Nel 2018 il pil salira’ dell’1,7% (+0,1 punti percentuali). Il pil americano crescera’ sia quest’anno che il prossimo del 2,1%, rispettivamente 0,2 e 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile.

“In riunione di Commissione, al lavoro per garantire che l’Italia riceva il sostegno concreto e la solidarietà europea che merita”. Lo ha scritto su Twitter l’alta rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, in relazione alla situazione dei flussi migratori. Dopo le prese di posizione di Francia, Spagna e Austria, il nostro Paese deve fare i conti con una situazione di sostanziale solitudine nell’affrontare il fenomeno dei migranti. Una situazione che il governo Gentiloni si è impegnato a porre come pregiudiziale nei prossimi incontri a Bruxelles.

Il Fondo monetario internazionale rivede al rialzo le stime di crescita per l’Italia: nell’Article IV scrive che “la ripresa continuerà”, ma avverte che “ci sono rischi significativi”.
Il Pil quest’anno salirà dell’1,3% (contro il +0,8% delle ultime stime) e rallenterà “attorno all’1%” nel 2018-20. “L’alto debito pubblico – aggiunge l’Fmi – lascia l’Italia esposta a shock, con poco margine per rispondere al rischio di una correzione brusca e pro-ciclica”. Sulle tasse il Fondo spiega: “le aliquote fiscali sui fattori produttivi potrebbero essere diminuite gradualmente, la tassazione spostata verso proprietà e consumi e la platea dei soggetti interessati ampliata”.

“Tanti professionisti del giorno dopo dicono che e’ stato un errore tentare di fare la legge elettorale insieme alle altre forze politiche. Era giusto provarci, invece. Era doveroso. Serviva all’Italia. E se i Cinque Stelle si sono dimostrati ancora una volta inaffidabili noi non possiamo farci nulla. Purtroppo sono gli effetti del referendum del 4 dicembre, lo sappiamo tutti, anche quelli che hanno votato No”. Lo scrive Matteo Renzi su Facebook. Cosi commenta l’ex premier il mancato accordo tra le principali forze politiche sul modello proporzionale tedesco con soglia di sbarramento al 5% e che era stato fortemente osteggiato dai piccoli partiti

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti ha presieduto ieri al Viminale una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo alla quale hanno partecipato i vertici nazionali delle Forze di Polizia, dei Servizi di Intelligence e il rappresentante della sicurezza del Regno Unito a Roma. Minniti all’indomani dell’attentato a Londra ha segnalato che “il livello della minaccia non cambia per l’Italia”. Il ministro all’apertura dei lavori ha espresso “la ferma condanna per l’atto terroristico di Londra, manifestando la piu’ stretta vicinanza e il cordoglio per le vittime, e alle persone rimaste ferite, l’augurio di una pronta guarigione”. Dopo un’analisi dello scenario internazionale e della situazione italiana il ministro dell’Interno ha chiesto di “mantenere elevato il livello di attenzione e di vigilanza, attraverso misure di sicurezza a protezione degli obiettivi e luoghi ritenuti piu’ a rischio, con la massima efficacia di tutti i dispositivi di prevenzione e controllo del territorio, anche se il livello della minaccia non cambia per l’Italia”. A livello provinciale, i prefetti, su indicazione di Minniti, convocheranno le riunioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per assicurare la tranquillità dei cittadini.