Editoriale

È la festa della nostra Repubblica, oggi, quella di una democrazia malata. Onore a chi ha dato la vita perché oggi potessimo vivere in condizioni di pace e di sviluppo economico e sociale, ma il bilancio non è positivo. Formalmente si, siamo una democrazia, ma dal punto di vista sostanziale il Paese è afflitto da tre piaghe: corruzione e criminalità’ organizzata, scarsa partecipazione dei cittadini alla vita politica, disoccupazione. Dal modo in cui riusciremo ad affrontarle dipenderà il futuro dell’Italia. Il referendum sulla riforma costituzionale previsto ad ottobre è un passaggio politico-istituzionale decisivo. Segnerà il passaggio eventuale ad una terza repubblica, meno ingessata, più moderna ed interconnessa. Sul Paese, inoltre, pesa il dramma del fenomeno migratorio, incognita che minaccia il nostro modo di vivere, la nostra capacità di integrazione e che alimenta populismo e razzismi di varia natura. Buon compleanno Repubblica italiana fondata sul lavoro che non c’e’. Hai 70 anni ma li porti davvero male.

‘Nessuno, di fronte alle donne, è più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell’uomo insicuro della propria virilità’. (Simone de Beauvoir). Uomini-bestia bruciano i libri, uomini bestia bruciano, violentano, uccidono le donne, gli anziani, i bambini. L’orrore della violenza sugli indifesi e sui più deboli, la più atroce e vigliacca, fa un’altra vittima e non sarà l’ultima. Sara aveva 22 anni, il suo carnefice 27. Vincenzo, questo il suo nome, non aveva accettato di essere lasciato. E, se non poteva essere più sua, allora non sarebbe stata di nessun altro. Qui l’amore non c’entra nulla, è solo possesso e proprietà privata. Le donne, in questi casi, per questi uomini, sono gadget, accessori che solo il proprietario può sostituire mentre il contrario non è consentito. Si’, la responsabilità penale e’ personale, Vincenzo ha confessato, andrà in prigione. Ma qual è la cultura predominante nella nostra società? Chiediamocelo. Forse quella del rispetto reciproco, del dono e dell’ascolto? No. Esiste una responsabilità sociale collettiva, che indulge di fronte a certi atteggiamenti arroganti? Io credo di sì. È la cultura del sopruso, del relativismo etico e dell’indifferenza: la stessa di quegli automobilisti che non hanno aiutato Sara pochi attimi prima di morire. Che hanno voltato lo sguardo altrove, tappandosi gli occhi, le orecchie e la coscienza. Brucino anche loro, Dio li maledica.

Il primato della politica? Chiacchiere. I problemi della rappresentanza e della crisi della democrazia, così come quello di una crisi economica globale, c’è chi si ostina ad affidarli al mercato, all’economia e alla finanza. Sarà. Di fatto quel mondo lì ubbidisce alla regola della convenienza e del profitto e tutto il resto è una conseguenza o una degenerazione. All’orizzonte, sia chiaro, altre ricette non se ne vedono. Ogni riferimento al Ttip non è per nulla casuale. Ma cos’è il Ttip? è un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti – Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), inizialmente definito Zona di libero scambio transatlantica (Transatlantic Free Trade Area, TAFTA) che si propone di modificare le cosiddette “barriere non tariffarie”, eliminando dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti, allo scopo di agevolare il commercio e le relazioni economiche tra le due aree. Vantaggi? La creazione della più grande area di libero scambio su scala mondiale, con la possibilità di competere in modo vincente con altre aree geopolitiche in forte crescita come India, Cina, Giappone, Brasile. Svantaggi? Per alcuni consisterebbero in una sostanziale deregulation, con privatizzazioni e liberalizzazioni selvagge, nonostante la prevista creazione di regole comuni, ambiti, organismi, giurisdizioni uniche. Di fatto un far west est della finanza e degli scambi commerciali? Non è detto, anche se, ovviamente, le multinazionali giocherebbero molto bene questa partita. Questo trattato, al momento, è oggetto di trattative e negoziazioni tra la Commissione UE e il governo Usa. Il nostro ministero per lo Sviluppo economico sta studiando un possibile impatto sulla nostra economia, anche se risulta evidente che si avrebbero ripercussioni su ogni settore. L’Unione europea, oggi, non gode di buona salute e deve fronteggiare i populismi di destra e di sinistra e un antieuropeismo diffuso. Il suo potere contrattuale non è forte e si ha l’impressione che il Ttip possa essere una via d’uscita o un modo per riprendere quota e consensi.

Si ribalta un barcone al largo della Libia. Su di esso circa 600 immigrati e una strage stavolta evitata grazie all’intervento della Marina Militare italiana. E dobbiamo essere contenti: solo 5 morti anche se il bilancio potrebbe essere ben piu’ grave. Di sicuro c’é che 562 persone sono state salvate. Sono i disperati che fuggono dalla miseria e dalla morte. E poi un dramma nel dramma: una bambina di 9 mesi che perde la mamma in mare. Storie strazianti che testimoniano l’asssurdita’ di un fenomeno e la pochezza politica, l’incapacità dell’Unione europea di fissare una politica efficace di pianificazione. La realtà, dura da ammettere, é questa: questo modello di Europa ha fallito, nella gestione di un fenomeno epocale come quello dell’esodo di milioni di migranti, come ha fallito in politica estera, per non considerare la miopia di una politica economica dell’austerity che strozza il Sud d’Europa e che produce disoccupazione, migrazioni interne, sfiducia nel futuro. E cosi crescono i populismi e gli egoismi e si innalzano i muri, nella follia di chi pensa, in questo modo, di poter fermare l’onda. Si fa presto a dire ‘ce lo chiede l’Europa’. Ma sarebbe il caso di rivolgere una domanda a Bruxelles ‘non pensi di avere fallito la tua mission?’

Non esiste un modo unico di ricoprire una funzione pubblica o politica. Esistono certo, le regole, le prerogative, i compiti istutuzionali e quelli di rappresentanza. Poteri formali da una parte e poteri sostanziali dall’altra, ma la stessa carica può assumere un valore, un significato o un altro a seconda degli spazi che si intendono occupare. Quello dell’ex presidente Giorgio Napolitano é emblematico di un modo di intendere la presidenza della Repubblica che appare del tutto distinto e distante dal modo con il quale oggi il suo successore, Sergio Mattarella, esercita il mandato. A conferma di ciò l’ennesima esternazione di Napolitano che, lasciato il Quirinale, non ha abbandonato il suo piglio rivelando, da senatore a vita, una indomabile voglia di agone politico che non ha mai abbandonato, nemmeno nei suoi quasi nove anni da sindaco d’Italia. ‘Come in Austria o in Francia – ha esclamato Re Giorgio parlando agli studenti della Scuola di Politica diretta dall’ex premier Enrico Letta – ci sono partiti di destra nati su tematiche tradizionali di destra e ora caratterizzati dall’antieuropeismo. In Italia abbiamo la Lega, la principale espressione di posizioni xenofobe, nazionalistiche e ora anti europeiste’. Apriti cielo. La Lega di Salvini, comprensibilmente, non ci sta ‘Giorgio Napolitano ha detto davanti a una platea di giovani che siamo xenofobi. Xenofobia, significa paura del diverso, noi non abbiamo paura proprio di nessuno, vogliamo solo difendere la nostra gente, per questo rigettiamo questa infamia. Abbiamo dato mandato ai nostri legali di valutare come procedere contro l’ex presidente della Repubblica. I soldi che ricaveremo li daremo in beneficenza a associazioni che si occupano di anziani bisognosi’ Cosi i capigruppo della Lega Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga. Ovviamente non poteva mancare il parere di Matteo Salvini, noto alle cronache per la sua pacatezza ‘Napolitano dovrebbe essere ricoverato, non sa più quello che dice. Straparla e mi spiace che prenda uno stipendio dello Stato italiano’. Certo, da un ex capo dello Stato sarebbe lecito attendersi maggiore prudenza, ma i vizi e le abitudini, si sa, non é facile perderli: Napolitano in piu’ di una occasione, durante la sua permanenza al Quirinale, ha esternato in modo piu’ che incisivo e ha operato in senso politico, dettando la linea, con nomine ad orologeria di senatori a vita, con interventi diretti di moral suasion sui vari Premier, non mancando di rimarcare la sua ostilità nei confronti di Berlusconi. Vi é persino chi lo accusa – non senza qualche valido argomento – di avere garbatamente congiurato contro l’ultimo governo di Silvio. Altro stile quello di Mattarella, piu’ equilibrato, più rispettoso del ruolo di presidente della Repubblica secondo i dettami propri della Costituzione, ben lontano dalle tensioni della politique politicienne, a conferma di un ruolo super partes che preserva con rigore e autorevolezza.

Ammettiamolo: oggi piu’ che mai non siamo nelle condizioni di informarci in modo completo su cio’ che accade nel mondo. Solo gli addetti ai lavori riescono in parte a farlo, abituati come sono a nuotare agevolmente nell’oceano delle notizie che vengono propinate e a distinguere – attraverso gli attrezzi e l’esperienza del mestiere giornalistico – cio’ che é rilevante da ciò che non lo é. Provate a chiedere a fine giornata, ad un vostro amico o conoscente quante siano le informazioni che ha appreso: non piu’ di due o tre, se va bene. E tutto ciò succede in un’epoca nella quale l’offerta informativa è a dir poco smisurata e ripetitiva: tv, web, radio, quotidiani, periodici, social media, ci inondano di notizie, secondo criteri che l’organizzazione giornalistica tradizionale classifica per territorio, argomenti, temi, sensazionalismi. 10notizie.it – esperimento editoriale innovativo – vuole provare a selezionare e a produrre in modo veloce ma approfondito, una serie di notizie curiose e interessanti, prescindendo da una loro suddivisione classica, nella consapevolezza che alcune, piu’ di altre, meritino attenzione e riflessione, perché anticipatrici di tendenze, di fenomeni o di ulteriori sviluppi, nel rispetto del diritto di cronaca e della liberta’ dell’informazione.